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La terza Mecca

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Il flirt tra Mosca e gli islamisti ceceni

Da incubo dei russi ad alleati principali. La trasformazione nel giro di due decenni, coincidenti con l’era Putin, ha quasi dell’incredibile. Oggi sono infatti i ceceni a costituire la spalla a cui Mosca si sta appoggiando per la guerra in Ucraina. Il Cremlino non ha mai comunicato il numero esatto di guerriglieri ceceni mandati nei principali scenari di scontro, secondo l’intelligence britannica è possibile azzardare una cifra intorno ai 2.500 combattenti. Cifre importanti sia a livello tattico che politico.

Chi sono i ceceni inviati in Ucraina
La Cecenia ha visto nel 2003 la nascita di una nuova propria costituzione, con la quale è stata ufficialmente sancita la nascita di una repubblica autonoma all’interno della federazione russa, inserita nel circondario federale del Caucaso Settentrionale. Una costituzione che non ha messo fine alla seconda guerra cecena, con la quale Mosca ha ripreso il controllo totale del territorio, ma che ha comunque posto le basi per una definitiva tregua arrivata poi nel 2009. In quanto repubblica autonoma, la Cecenia ha delle proprie forze di polizia e ha un proprio corpo armato, il quale ovviamente però risponde a Mosca. Il piccolo esercito della repubblica caucasica è in gran parte diretta emanazione delle milizie uscite rafforzate dalla guerra. In particolare, i propri membri vengono chiamati “kadyroviti“, ossia seguaci della famiglia Kadyrov.
Si tratta infatti di gruppi fedeli ad Akhmad Kadyrov, padre dell’attuale presidente ceceno Ramzan Kadyrov. Formazioni venute alla ribalta negli anni ’90 e in particolar modo quando i Kadyrov hanno deciso di staccarsi dalle fazioni secessioniste, giudicate oramai troppo influenzate dall’estremismo islamico, per passare dalla parte di Mosca. Era quello anche il primo periodo dell’era Putin, da poco nominato primo ministro proprio come risposta dell’allora presidente russo Eltsin alle nuove turbolenze provenienti dal Caucaso. Da lì a breve Putin avrebbe ordinato l’avvio delle nuove operazioni militari e i soldati russi in pochi mesi hanno ripreso la capitale cecena Grozny e gran parte del territorio della repubblica autonoma. I Kadyroviti hanno dato manforte alle truppe di Mosca e, a operazioni concluse, hanno garantito l’ordine nella regione. Quando poi i Kadyrov hanno assunto anche il potere politico, le milizie sono diventate la spina dorsale della Guardia Nazionale cecena.
Oggi sono loro in prima linea in Ucraina. Così come sottolineato dagli ultimi rapporti dell’intelligence britannica, almeno 2.500 ceceni stanno garantendo quel supporto soprattutto in termini di uomini di cui la Russia ha bisogno per sopperire alle tante perdite subite in quasi tre mesi di guerra. La maggioranza dei ceceni presenti fa parte della Guardia Nazionale cecena, ma ci sarebbero anche volontari partiti apposta dal Caucaso. Anzi negli ultimi giorni non sono mancati video in cui combattenti appena armati si dichiarano pronti ad andare al fronte. Ramzan Kadyrov, dal canto suo, ha messo in moto una macchina mediatica sui social molto più vasta di quella di Mosca. Lui stesso è apparso in video più volte alle porte di Kiev, anche se in tanti dubitano dell’autenticità di quelle immagini, così come a Mariupol e in altri fronti.
Su Telegram c’è il canale Kadyrov95 su cui sono stati trasmessi numerosi video durante le fasi salienti della battaglia per Mariupol. I ceceni, sempre a livello mediatico, sono molto attivi anche su TikTok. Da Mosca non l’hanno presa molto bene ed è stata ordinata una linea più prudente sui social. Ad ogni modo, i ceceni appaiono essenziali per le strategie del Cremlino e, a differenza di molte truppe regolari russe, molto motivati.

Dove stanno combattendo i ceceni
I kadyroviti sono apparsi per la prima volta alle porte di Kiev. Già dai primi giorni di guerra a febbraio sono spuntati video di truppe cecene pronte a combattere tra i boschi e le foreste a nord della capitale ucraina. In alcuni casi i miliziani ceceni si trovavano a bordo di pick up armati, un po’ come accade nelle guerre mediorientali. Ma forse è proprio questo il vero motivo per cui Putin ha chiesto aiuto a Kadyrov. I suoi uomini sono veterani dei conflitti urbani e degli scontri corpo a corpo. Tuttavia a Kiev non è andata bene per i russi, da Mosca si è deciso per il ritiro da Kiev e anche i ceceni, pur delusi dalla decisione come ammesso dallo stesso Kadyrov in un video del 30 marzo scorso, hanno dovuto lasciare l’area.
Sono così stati schierati in massa a Mariupol. E qui il loro contributo è stato, se non decisivo, quanto meno importante. I ceceni hanno combattuto nella città portuale anche usando alte scale con cui penetrare negli edifici e uccidere i cecchini. Metodi di guerre passate, di guerre antiche, tattiche che forse i russi non avrebbero attuato mai. In questa maniera, l’apporto degli uomini di Kadyrov ha permesso a Mosca di avanzare sulla città e dichiararla conquistata già il 21 aprile scorso. Terminata la battaglia a Mariupol, adesso i ceceni sarebbero stati spostati nell’oblast di Lugansk. Qui il Cremlino vorrebbe mettere le mani su Severodonetsk, altra città ben difesa dagli ucraini e altra località quindi dove occorre l’uso delle tattiche di guerriglia urbana.

Una futura possibile “questione cecena”?
Kadyrov è ben consapevole di quanto sia stato importante fino ad ora il suo contributo. Lui, al potere in Cecenia dal 2007 dopo che tre anni prima il padre è stato ucciso in un attentato a Grozny, è un fedelissimo di Putin e risponde cecamente ai suoi ordini. Ma i suoi uomini potrebbero chiedere conto, soprattutto a guerra finita, degli sforzi fin qui sostenuti. In poche parole, Kadyrov potrebbe bussare alle porte del Cremlino presentando il conto. E per Mosca uno scenario del genere potrebbe non essere esattamente l’ideale. Perché sono i kadyroviti a mantenere l’ordine in una regione difficile come la Cecenia. La Russia rischierebbe così di dover scendere a patti con loro o acconsentire eventuali future richieste.

Occorre poi chiedersi se tutti i ceceni sono d’accordo nel vedere la propria Guardia Nazionale trasformarsi in nuova colonna di Mosca. Le guerre degli anni ’90 hanno lasciato il segno. In Cecenia tutti hanno almeno un parente o un amico morto durante le operazioni militari russe. C’è quindi una parte della popolazione che potrebbe diventare sempre più insofferente al supporto dato alle forze federali, facendo saltare quel fragile equilibrio garantito da Kadyrov.

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