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La scoperta dell’acqua calda

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La Commissione d’inchiesta sull’11 settembre: “Nessuna prova evidente di legami fra Al Qaeda e l’Iraq”. Il Governo USA viene così informato di ciò che tutti sapevamo da tempo: Saddam e Bin Laden non collaborarono per costruire la presunta rete del terrorismo mondiale. Lo stesso non può dirsi per un fedele alleato USA come il Pakistan…

WASHINGTON – Non esistono prove evidenti di un legame fra Al Qaeda e l’Iraq negli attentati dell’11 settembre. La conclusione della Commissione d’inchiesta sull’attacco all’America non farà piacere a Bush. Che ancora ieri aveva ribadito l’esistenza di una collaborazione, confermando le affermazioni in questo senso fatte il giorno prima dal suo vice Dick Cheney (ma non sostenute dai servizi segreti). E quattro mesi fa, il segretario di Stato americano, Colin Powell, proprio quei legami aveva evidenziato dopo l’ennesimo messaggio audio inviato da Osama Bin Laden.
Prove di quel legame, però, si apprende oggi, non ve ne sarebbero. Niente che dimostri “un rapporto collaborativo” negli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono.

L’eco del responso non tarda a farsi sentire. “Sbugiarda dalle fondamenta la guerra in Iraq di Bush e Berlusconi” dice Giuseppe Fioroni della Margherita. “Un’altra menzogna svelata”, incalzano Alfonso Pecoraro Scanio ed Ermete Realacci.

Le conclusioni della Commissione sull’11 settembre 2001 sono contenute in un rapporto che si basa su ricerche ed interviste. E dal quale emerge che Bin Laden esplorò una possibile collaborazione con Saddam Hussein, pur se non favorevole al regime del leader iracheno. Il leader di Al Qaeda, si legge nel rapporto, incontrò in Sudan un alto esponente dell’intelligence del regime di Bagdad nel 1994, “al quale chiese armi e spazi per campi di addestramento, ma l’Iraq in apparenza non si rese mai disponibile”.

Fra le conclusioni, la Commissione registra che fu piuttosto il Pakistan ad aiutare il regime dei talebani in Afghanistan, e a fornire ad Al Qaeda un porto sicuro di fronte alla pressione internazionale.

“La Casa Bianca dovrebbe arrossire. E Palazzo Chigi?” si interroga Giuseppe Fioroni, membro dell’esecutivo della Margherita. “Il responso – dice – dimostra che la guerra in Iraq è stata una sanguinosa truffa, che ha provocato migliaia e migliaia di morti, ha spaccato la comunità internazionale, fatto strame del diritto e, per quanto riguarda l’Italia, ci ha infilato in un pantano pericolosissimo”. Uno “schiaffo colossale”, afferma il parlamentare, “all’avventura irachena voluta da Bush, cui si è colpevolmente aggregato il governo italiano”.

Fanno eco alle parole di Fioroni quelle di Alfonso Pecoraro Scanio. La Commissione “svela un’altra
menzogna. Non solo in Iraq non c’erano armi di distruzione di massa – dice il leader dei Verdi – ma adesso si ammette quello che i pacifisti già sostenevano da tempo: non esisteva alcun legame tra il regime iracheno e Bin Laden. Adesso – incalza Pecoraro – il governo venga subito in aula a spiegarci come mai ha portato l’Italia in guerra, calpestando la Costituzione e la volontà degli italiani. Il silenzio di Berlusconi a questo punto – conclude – sarebbe davvero un’ammissione di complicità”.

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