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Lacrime di coccodrillo

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Dopo la scorpacciata di morti cattivi anche i buoni piangono

“In qualche modo, mi sento responsabile per quello che è successo e americani e israeliani dovrebbero avere lo stesso sentimento”. Lo ha detto l’ex presidente americano Jimmy Carter riferendosi alla distruzione che ha colpito la striscia di Gaza a seguito delle operazioni militari dell’esercito israeliano avvenuti all’inizio di quest’anno. Citato dalla tv satellitare al Arabiya, Carter, che arrivato oggi nella Striscia, fermandosi di fronte ai resti dell’edificio che ospitava la scuola americana, ha aggiunto di essere “molto toccato e vedendo questa distruzione che ha subito il vostro popolo, a stento trattengo le lacrime”. L’ex presidente Usa, ha anche spiegato di avere discusso con i leader di Hamas, sulla “questione palestinese e del discorso del premier israeliano, Benjamin Netanyahu”, e che i suoi interlocutori gli hanno chiesto di “fare pressione sull’amministrazione americana per porre fine all’embargo israeliano e permettere al popolo palestinese la ricostruzione”. Carter, che continua a occuparsi dei negoziati di pace mediorientali per la sua fondazione Carter Center, ha incontrato recentemente a Damasco anche il leader di Hamas in esilio Khaled Meshaal. In queste settimane è stato in Israele e in Cisgiordania. Si tratta di una delle figure occidentali più importanti a incontrare i vertici del movimento radicale palestinese – scrive il Guardian – negli ultimi anni. Ha in programma anche un incontro con l’ex premier palestinese Ismail Haniyeh. L’11 giugno, dopo aver incontrato il presidente libanese Bashar al Assad a Damasco, Carter ha sottolineato che “non ci sarà pace tra Israele e palestinesi a meno che il movimento radicale islamico di Hamas non sia direttamente coinvolto nella trattative”.

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