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Ladri dii biciclette

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anzi di polli: sono riusciti a riportarci al 1946

Sono tornati i ladri di polli, ammoniva qualche mese fa la Coldiretti. È vero, ma in realtà le cose vanno anche peggio, perché sono i furti in generale ad aver subito un’impennata da quando la grande crisi ha cominciato a mordere.
Non ci sono dubbi: lo certifica uno studio della Banca d’Italia firmato da due economisti, Carlo Menon e Guido de Blasio, appena pubblicato nei working papers di via Nazionale. I due hanno incrociato i bilanci delle imprese e le notizie di reato giunte all’autorità giudiziaria, verificando un luogo comune: quando aumenta la povertà anche i ladri si danno da fare di più. Insomma, fanno gli straordinari. È esattamente quel che sta succedendo nel nostro paese da quando è iniziata la recessione; la ricerca si ferma al biennio 2008-2009 ma i dati sono inequivocabili. Dunque, ad una diminuzione del 10 per cento dell’attività economica a livello locale corrisponde fatalmente un più 6 per cento dei furti. I numeri vanno a braccetto, e c’è da pensare che il trend sia proseguito anche nel periodo successivo. Sottrarre qualcosa a qualcuno non è di per sé molto difficile e non richiede particolari abilità. Così alle prime difficoltà c’è chi pensa di raddrizzare i bilanci familiari in rosso dando un’occhiata a quel che c’è intorno. Anche se appartiene ad altri. Ed è esposto nei supermercati, nei negozi, sulle bancarelle. Si ruba come si può e dove si può. E si porta via di tutto, come aveva evidenziato già la Coldiretti che, anzi, aveva sottolineato l’ingresso in campo di una schiera di ladruncoli di basso profilo, a quanto pare parenti stretti dei mendicanti che aprono la mano davanti ai passanti. Artigiani della mano lesta, pronti a portare via di tutto, addirittura i vasi di fiori dai cimiteri, e poi i salami, i carciofi, i polli, la legna da ardere e via elencando generi di poco valore. Fino a rimarcare in vista della Pasqua l’incredibile ritorno di un reato che si pensava ormai confinato nei libri di storia e nei racconti dei nostri nonni: l’abigeato. Evidentemente per festeggiare degnamente il pranzo della festa con un buon agnello. Per la Coldiretti sugli scaffali della nostra distribuzione mancavano, nel 2011, più di 3 miliardi di merce. Un danno enorme. Pari all’1,39 per cento delle vendite al dettaglio nei supermercati.
Menon e De Blasio notano invece un altro elemento preoccupante: anche le estorsioni crescono, e non poco, con la discesa dei redditi: più 10 per cento. Ma, per fortuna, si tratta di numeri molto più piccoli, perché ci sono 4 episodi di questo illecito ogni mille furti. Niente di nuovo invece, per i reati più gravi, dalle rapine agli stupri e agli omicidi. In questi tempi, tempi grami, non si violenta di più e non si uccide di più. C’è di che consolarsi, il passo indietro non ci riporta alla legge della giungla. E questo per un motivo molto semplice: alcuni reati presuppongono specializzazione, competenza, professionalità, sangue freddo o bestialità. Tutte parole lontane dal vocabolario del ladruncolo fai da te che ha solo l’obiettivo di riempirsi la pancia o di soddisfare qualche capriccio elementare. Anche solo farsi la barba, profumarsi o indossare un maglione caldo.
Ancora, e potrebbe apparire sorprendente, i due ricercatori della banca d’Italia scoprono che i dati nazionali vengono smentiti in quattro regioni meridionali che pure dovrebbero essere in testa a tutte le classifiche con il segno meno: Puglia, Calabria, Campania, Sicilia. Qui tutto resta com’era prima e la ragione può essere una sola. Non una sorta di coscienza civica degli abitanti, ma purtroppo il ferreo controllo della criminalità organizzata che scoraggia sul nascere le tentazioni malandrine dei singoli. Al Sud anche la crisi è nelle mani della criminalità organizzata.

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