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L’amico americano

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Seattle vuole la Knox: italiano essere inferiore

In questi giorni si è molto parlato della triste vicenda che ha visto come protagonista il Sindaco di Seattle contro la nostra Perugia. La cronaca è semplice, dopo la sentenza del Tribunale di Perugia contro Amanda Knox, giudicata colpevole dell’omicidio Kercher, il primo cittadino della città di
Seattle, Mike McGinn, ha deciso di sospendere l’iniziativa di intitolare un parco di Seattle proprio a Perugia. Quasi a significare che, la signorina Knox, sia la vittima scelta dalla magistratura italiana.
Il Sindaco di Perugia, Wladimiro Boccali, ha scritto una lettera al suo collega statunitense dichiarando: “La vicenda di Amanda Knox è una vicenda esclusivamente giudiziaria e l’amministrazione della giustizia in Italia compete allo Stato, non alle città: le relazioni tra le comunità di Perugia e Seattle non c’entrano nulla, né devono entrarci in alcun modo”.
E’ bene ricordare che non è la prima volta che, dall’altra parte dell’oceano, vengono fuori dichiarazioni di poca fiducia nei confronti delle nostre leggi e addirittura vere e proprie provocazioni come quella di far venire un sedicente illustre avvocato americano.
Ma tornando a noi, è bene precisarlo, non faremo brutti incubi sapendo che un parco a Seattle non sarà intitolato alla nostra città, anche perché, sarei curioso di sapere a quanti cittadini di Perugia interessi realmente questo gemellaggio e, soprattutto, se prima di questa antipatica – o simpatica, fate voi! – storia, ne sapessero addirittura l’esistenza. Detto questo, vorrei soffermarmi su alcuni particolari interessanti.
Gli Stati Uniti d’America da anni si elogiano di essere portatori di democrazia, calpestando Tradizioni e culture di altri paesi nel mondo e anche nella nostra Europa. Non solo, vogliono dimostrare la loro assoluta egemonia sul sistema giudiziario mondiale come è successo recentemente in una storia  che mi ha particolarmente colpito.
Un cittadino italiano, Carlo Parlanti, è tutt’ ora detenuto nelle prigioni americane senza prove e senza indizi per un presunto stupro. E’ bastata la testimonianza di una cittadina statunitense, una
cinquantenne che, a detta dei dottori, è psichicamente instabile, contro  quella di uno straniero, in questo caso di un italiano. Per questa vicenda, nessuno  ha invocato rabbia o sgomento e poca è stata la diffusione delle notizie e della battaglia che Katia Anedda e gli amici del sito http://www.carloparlanti.it stanno portando avanti per far venire alla luce la verità.
Cambiando scena ma non l’attore protagonista, vorrei porvi un altro quesito interessante. Non tutti lo sanno, pochi lo scrivono, ma in Italia, ci sono ben 113 basi Nato che vengono pagate con i soldi del contribuente, cioè da tutti noi.
La vicenda Kercher e, soprattutto, le mistificazioni dello show mediatico che ne sono venute fuori, hanno portato solo lesioni alla nostra città. Sarebbe bello, quanto utopico, vista la società malata nella quale viviamo, difendere l’immagine e la dignità di Perugia, salutando, per l’ultima volta, Seattle e tutto quello che gli Stati Uniti, da oltre sessant’anni, vogliono rappresentare. 

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