lunedì 2 Dicembre 2024

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Dopo tre settimane di scansioni, un gruppo di assiriologi ha potuto leggere dei testi su cui nessuno aveva più messo gli occhi da millenni. Si tratta di corrispondenza scritta in cuneiforme nella bassa Mesopotamia circa 4’000 anni fa, spesso di carattere amministrativo, scritta su tavolette di argilla ma spesso sigillata in un involucro dello stesso materiale.
Visto il valore inestimabile di queste “buste”, è escluso distruggerle per leggere il contenuto delle lettere. Dei ricercatori dell’Università di Amburgo hanno quindi sviluppato un nuovo strumento per poter vedere le tavolette senza danneggiare gli involucri.
Un’invenzione che fa la gioia dei ricercatori dell’antica Mesopotamia (Tout un monde, RTS, 30.10.2024)
La tecnologia non è nuova, ma lo scanner sviluppato pesa “solo” 400 chili, rispetto alle almeno due tonnellate degli apparecchi tradizionali, ed è quindi possibile portarlo nei musei per scansionare i reperti, eliminando così il rischio di danneggiarli spostandoli.

Delle buste preziose
Queste lettere in scrittura cuneiforme sono state inviate dalla metà del terzo millennio prima della nostra era e parlano “di re e dei loro regni, di mercanti e dei loro commerci, così come della vita quotidiana e privata delle famiglie”, come spiegano i ricercatori che hanno sviluppato il nuovo scanner.
L’integrità della tavoletta e il suo contenuto erano protette da un involucro di argilla, sul quale erano scritti mittente e destinatario del messaggio, così come un sigillo. Per leggere il testo bisognava rompere la busta.
Le lettere aperte erano conservate in archivi e si stima che circa un milione di queste tavolette d’argilla siano sopravvissute fino ai nostri giorni.
Una parte della corrispondenza ritrovata dagli archeologi è però ancora nell’involucro di argilla: probabilmente le lettere erano arrivate quando il destinatario era assente o già deceduto. Altre venivano conservate sigillate dal mittente, per esempio nel caso di una copia di un testo contrattuale.

Uno sguardo sul passato
Cécile Michel, direttrice di ricerca al Centro nazionale di ricerca scientifica (CNRS) di Parigi, ha usato il nuovo strumento per svelare il contenuto di una sessantina di documenti conservati al museo di Ankara. “Oggi abbiamo la possibilità di analizzare le tavolette cuneiformi sigillate direttamente sul posto per la prima volta” sottolinea in un’intervista rilasciata all’Università di Amburgo.
Tra le scoperte c’è una lettere che ha suscitato l’entusiasmo della ricercatrice: “Finalmente ho potuto leggere una lunga tavoletta, di 60 righe, che era racchiusa nella sua busta. Un testo affascinante che ripercorre il fatto che ci fu un processo tra più persone e che cerca di dipanare la vicenda per vedere se si sia possibile trovare una soluzione”.
L’assiriologa non ha ancora finito di tradurre il contenuto, ma è contenta di avervi accesso: “Nel 1997, quando ho pubblicato la busta, avevo le tre righe dei corrispondenti della lettera! C’era solo il nome del mittente, il nome del destinatario, sigillo del mittente e basta”, ricorda al microfono della RTS.
Questi scritti, principalmente contratti e lettere personali, offrono uno spaccato unico della vita quotidiana degli Assiri stabilitisi in Anatolia nel XIX secolo a.C. Nuove prospettive per lo studio delle antiche civiltà della Mesopotamia si aprono così alla ricerca.
Nelle sue ricerche, Cécile Michel ha scoperto numerose lettere di donne. In un documentario che ha realizzato con una collega del CNRS, dà voce a una di loro che scrive al fratello e al marito, insediati in una stazione commerciale dell’Anatolia centrale: Così parla Tarām-Kūbi, corrispondenze assire.

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