In matematica si chiama prova del nove. Essa serve a controllare l’esattezza di un’operazione. Ogni numero può essere sostituito dalla somma delle sue cifre, ripetendo finché non resta una sola cifra: questo si chiama radice digitale o riduzione modulo 9.
C’è questo, e ancora molto altro, nel terzo libro di Christian René Robin dedicato alla matrice atemporale del nostro gene.
Les Runes & l’Edda.
Sottotitoli che indicano la via: L’autopsie du géant des glaces, Ymir. Interprétation théogoniques par les Runes.
Teogonia
perché con una serie di raffronti che non esito a definire scientifici, ma dettati da un intuito metafisico, l’Autore ha colto e ci spiega come l’Edda di Snorri esprima precisamente tutto il senso del Futhark e i suoi significati che danno origine agli dei, agli uomini e alla messa in forma della natura naturata.
Detta così potrebbe sembrare un esercizio intellettuale, perfetto per i custodi di sarcofagi e delle mummie. A quelli che le Rune sono uno sfoggio di nozioni o, già molto meglio, dei semlplici segni identitari da contrapporre ad altri esotici, questo libro andrà quantomeno stretto.
L’insieme di segreti ri-velati dal Robin vanno molto al di là del sapere enciclopedico o del corpus dogmatico. Al contrario, sono tutte chiavi dei sim-boli che inducono ad operare su di sé al fine di entrarvi e di farne perlomeno propri gli insegnamenti, nel caso non si riuscisse – cosa assai difficile – a padroneggiarli sì da farli agire in noi e intorno a noi.
Non mi cimenterò nello spiegare quello che ho capito, o che credo di avere capito, perché troppo ricco è l’insieme e non si può accentuarne una parte piuttosto che un’altra senza farle torto e snaturarla.
Faccio solo una diversione. La successione runica e il piazzamento di ciascuna sul Futhark sono perfettamente inquadrati e spiegati, in particolare risalterà la geometria specifica dell’anello runico e la logica implacabile del posizionamento di ogni runa attorno all’anello.
Ciò esprime una chiave di potere, un’architettura legata al divino.
Parafrasando Tolkien “un anello che le contiene tutte”
Ma la visione di Tolkien è in qualche modo negativa sull’anello del potere, quando in realtà si tratta di un anello del sapere e del potere che, temibile quanto si voglia, ha una valenza positivissima purché il Runmeister sia serio.
Vi è tutto, dalla metafisica alla matematica, dalla numerologia alla guématrie, dal senso dei nomi, alla logica costante dell’entrelac. La fisica quantistica e il gioco degli opposti, la compenetrazione del Solve et Coagula, la creazione, l’eredità, l’Eterno Ritorno, il rapporto di dipendenza reciproca tra dei e uomini, l’aristocrazia guerriera, ascetica e di consapevolezza.
Tutto questo viene espresso non con toni di esaltazione fideistica o con ipotesi fantasiose, ma è rigorosamente spiegato e provato. È come se ovunque avesse applicato la verifica della prova del nove.
Ritengo la lettura di questo libro letteralmente indispensabile
Con tutto lo sforzo mentale e con gli effetti consequenziali su di sé che questo comporta.
Perché è al tempo stesso un punto di arrivo e una pedana di partenza.
Da non mancare. Ma da leggere con la curiosità necessaria a re-incantare il mondo e far sì che sia trasformato.
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