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Le capriole del ministro su Rosarno e Balotelli

Maroni con Fazio a “Che tempo che fa”
Gli immigrati vittime delle “violenze” a Rosarno avranno “lo status di protezione internazionale”. Lo ha annunciato il ministro dell’Interno Roberto Maroni, intervistato da Fabio Fazio nel corso del programma Che tempo che fa su RaiTre. “Si tratta di una decina di feriti – ha spiegato il responsabile del Viminale – a loro concederemo questo status”.  Maroni ha invece respinto l’ipotesi che gli immigrati siano stati “deportati”. “Sono stati tutti portati volontariamente – ha spiegato – nei centri d’asilo per rifugiati in Calabria e in Puglia per l’identificazione. Oltre metà aveva il permesso di soggiorno e può circolare liberamente. Gli irregolari sono trattenuti nei centri e si procederà all’espulsione. Una parte di questi però ha chiesto asilo e la loro posizione è al vaglio. Ai feriti infine concederemo protezione internazionale”. “Essere teneri e buoni – ha proseguito – non vuol sempre dire fare il bene”: come a suo giudizio il caso Rosarno dimostra. “E non è finita lì”, ha ammonito, sottolineando che il rischio di esplosione c’è anche in altre parti d’Italia.
Ma Maroni, da Fazio, ha affrontato anche un altro aspetto del razzismo: quello che riguarda i cori negli stadi. Davanti a questi episodi, ha detto il ministro, “anche la Figc deve assumersi l’onere e il diritto di sospendere le partite”. Anche se “l’azione fatta dalle squadre e dalle società contro la violenza negli stadi, dall’omicidio Raciti in poi, ha contribuito molto a migliorare la situazione”. Per risolvere la questione, il numero uno del Viminale ha annunciato che nei prossimi giorni incontrerà i vertici della Lega Calcio e della Figc, per concordare un’azione comune.
Sul piano più generale, poi, il responsabile dell’Interno ha sostenuto che “l’Italia non è un paese razzista”, anche perché “gli immigrati che hanno un regolare contratto di lavoro in Italia hanno tutti gli stessi diritti dei cittadini italiani, tranne quello di voto e non è così in tutta Europa e nel resto del mondo”.
Il ministro dell’Interno ha poi fatto il punto sulla lotta alla criminalità organizzata. In 18 mesi, ha ricordato, ci sono stati sequestri per 7 miliardi di euro e sono stati arrestati una media “di otto picciotti al giorno ma questa è la parte sbirresca”. Insieme a questa serve una “ribellione”, che può partire con la denuncia di un’estorsione, “una rivolta come è successo in Sicilia” dove il responsabile degli industriali ha deciso l’espulsione dall’ associazione di categoria dei collusi con la mafia. Un aiuto in questo senso viene anche dalla decisione di obbligare chi vince appalti pubblici a denunciare eventuali tentativi di estorsione. uesto non riguarda solo il Sud ma anche il Nord visto che “ci sono segnali che mostrano interessi della criminalità organizzata perchè ci sono tanti soldi” per eventi come l’Expo o per la ricostruzione dell’Abruzzo.

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