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L’etnia del crimine

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Ancora un delirio della casta

La nostra ministro binational Kyenge si è esibita alla fondazione De Benedetti (e dove meglio avrebbe potuto?) ammonendoci a non fare l’equazione tra crimini ed etnie.
La logica è la stessa già adottata in Inghilterra, Francia, Belgio, Olanda, secondo la quale se ci si rende conto che esiste una sproporzione schiacciante tra i crimini dei cittadini locali e quelli degli extracomunitari, a netto “vantaggio” di questi ultimi si è prede di un pregiudizio e si è portatori sani di razzismo inconfessato e d’intolleranza.
Tutti questi geni progressisti, da quarant’anni in qua, continuano a spezzare i termometri o a chiuderli nei cassetti per nascondere la febbre.
E’ vero che non si può generalizzare troppo. Sostenendo magari che tutti gli zingari sono ladri o che tutti i romeni sono zingari (cosa, questa, che fa indignare i romeni).
Non si può ritenere che tutti i musulmani siano jiahdisti pronti a far saltare le nostre metropolitane.
Non si può sostenere che tutti i nigeriani spaccino e che le nigeriane battano tutte il marciapiede.
Né che tutti gli albanesi siano rapinatori e sequestratori feroci.


Ma per non generalizzare non si può, come pretendono i geni dell’utopia buonista globale, lavarsi il cervello e non rendersi conto che, tramite il setaccio operato a buchi larghissimi, la criminalità nigeriana e quella albanese hanno preso possesso del nostro territorio mentre le strutture terroristiche wahhabbite si costruiscono anche da noi, grazie anche al sostegno del grande capitale internazionale.
Né è lecito fingere di non rendersi conto che l’immigrazione massiccia comporta frizioni etnoculturali e soprattutto una guerra tra poveri, trascinando verso il basso e senza potere di reazione, il proletariato locale.
Basterebbe ricorrere al buon senso per non scadere in semplificazioni idiote, in qualunque direzione vengano fatte.
Sarebbe sufficiente iniziare a cooperare con i Paesi d’origine, magari selezionando già a monte, sì da tenere lontana quella feccia che più di un governante albanese, romeno, africano, continua a ripetere che si riversa tra noi.
Basterebbe cooperare tra etnie, culture, economie, per dare una risposta sensata a qualcosa che rischia di trascendere in modo irreversibile.
Invece siamo prigionieri di veri e propri professorini dementi che vogliono a tutti i costi che la loro utopia, la loro torre di babele da minorati mentali, si realizzi. Se non nei fatti, di sicuro nella propaganda e nella legge.

 

Perché son fatti così: danno una copertina e una norma penale così esorcizzano la realtà con il bastone e mettendosi il prosciutto (pardon, il kebab) sugli occhi.
Pur di non uscire dalla loro utopia e di mettere in discussione quel paradiso terrestre che, ovunque lo abbiano sperimentato, si è rivelato un inferno, continuano a colpevolizzarci e a fingere d’ignorare quel portato devastante che si accompagna ad una migrazione non regolamentata e mondialisticamente ottimista.
Quindi, anziché combattere la criminalità e controbattere le tendenze al conflitto, questi geni c’insultano e ci demonizzano invitandoci all’ospitalità.
L’ospitalità però si fonda sull’invito; altrimenti è il pane e vino quel che si offre al viandante.
Se qualcuno ti entra in casa senza bussare e si stende sul tuo letto la questione cambia, non è un ospite né un viandante, è un intruso.
E tutto cambia ancor di più se davanti all’intrusione le autorità preposte intervengono soltanto per sostenere che il colpevole sei tu.
Che sbagli a mangiare quello che mangi, a festeggiare quello che festeggi e a fare quello che fai perché puoi mettere in imbarazzo l’ospite autoproclamato (al quale magari non dà fastidio nulla di tutto ciò).


Così, se un italiano fa il presepe, mangia maiale in mensa o picchia un immigrato, magari perché spacciatore, è immediatamente razzista.
Se degli immigrati africani commettono omicidi seriali, come negli ultimi mesi, sono invece casi umani, dovuti ad un’accoglienza non calda e totale da parte di noi, popolaccio bue e oscurantista, benché abbiano usufruito di alloggi e sussidi che i nostri indigeni non avranno mai.
A furia di non generalizzare, i nostri genietti hanno finito col generalizzare completamente.
Gli immigrati hanno sempre ragione e chiunque non dia loro ragione ha sempre torto, anche quando viene ucciso a picconate.
E così, se non c’era un antagonismo etnico fino a ieri, ecco che i nostri apprendisti stregoni hanno finito con il confezionarlo da perfetti imbecilli.
Basterebbe un po’ di buon senso per venirne fuori.
Purtroppo chi dovrebbe governare ne è sprovvisto molto più del crimine organizzato che lascia pullulare.
Il vero problema in effetti non è l’etnia del crimine, è l’idiozia criminale della casta professorale progressista che governa l’occidente e opera come una metastasi.
Che siate maledetti! E maledette.

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