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L’Europa ferita

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Le responsabilità dell’atlantista Merkel si sommano a quelle degli speculatori

 

 


Il vero colpevole della crisi greca? Il tam tam per le strade di Atene in queste ore non ammette margini di dubbio: la Germania. I tentennamenti del governo tedesco sul pacchetto d’aiuti da 45 miliardi hanno lasciato il segno. Finanziario, perché il boom dei tassi (quadruplicati mentre Angela Merkel faceva il muso duro per ingraziarsi gli elettori della Renania Westfalia) ha costretto il governo Papandreou ad alzare bandiera bianca. Ma anche emotivo, con il barometro delle relazioni ellenico-tedesche – un indicatore da sempre piuttosto ballerino – sceso ai minimi storici. “Ci vogliono dare lezioni di finanza e di etica – dice John Panaretos, ministro dell’istruzione e responsabile del progetto “trasparenza” dell’esecutivo – Ma poi, se vai a guardare bene, scopri che il maggior corruttore della storia greca è stata la Siemens, distribuendo mazzette a pioggia per la fornitura del sistema di sicurezza elettronico alle Olimpiadi. Che, alla faccia dell’efficienza teutonica, non funziona ancora oggi”.
Inutile ricordare a lui e ai suoi concittadini che i primi contributori al pacchetto di aiuti per Atene – con un “assegnone” da 8,5 miliardi di euro – saranno proprio i falchi di Berlino.
“Non è mica un regalo – calcola puntiglioso Panagiotis Foros, barbiere nel quartier di Makrygianni – La Merkel prende in prestito i soldi all’1,5% e ce li dà a un tasso del 5%. Sa cosa significa? Che Berlino guadagnerà ogni anno 300 milioni speculando sulla pelle di noi greci”. La morale è semplice: “Se non vogliono darci i soldi non c’è problema – propone Panagiotis – Non pagheremo i debiti. Voglio vedere cosa dirà la Merkel alle banche tedesche”. Che in portafoglio hanno 45 miliardi di titoli del paese mediterraneo.
Il ping-pong di accuse tra Germania e Grecia, del resto, è un tormentone che va avanti da almeno un paio di mesi. Con Berlino che punta il dito contro l’inaffidabilità di Atene – colpevole di mettere a rischio l’euro con i suoi conti truccati – e l’opinione pubblica ellenica esasperata dai colpi di freno del (presunto) partner europeo sugli aiuti. “L’Italia e la Francia hanno capito che siamo sull’orlo del baratro – dice Iannis Tzakis, dipendente ministeriale in pensione – La Merkel scherza sul fuoco continuando ad alzare l’asticella solo per i suoi interessi domestici”.
Sono ruggini antiche. Deflagrate per colpa della recente copertina – choc del settimanale “Focus”: Una Venere di Milo non proprio politically correct, con il dito medio ben alzato in aria e un titolo al vetriolo: “Gli imbroglioni nella famiglia Ue”. Il presidente del parlamento greco Filippos Petsalnikos ha convocato l’ambasciatore di Berlino per spiegazioni. Le associazioni dei consumatori locali hanno promosso un boicottaggio dei prodotti tedeschi. E tra i due paesi hanno iniziato a volare gli stracci.
“La Wehrmacht ha portato via il nostro oro dai forzieri della banca centrale e non ce l’ha mai pagato”, ha garbatamente ricordato alla Bbc con toni da ultrà in curva Theodoros Pangalos, numero due del governo Papandreou. “I tedeschi non hanno ancora saldato i danni di guerra”, rincara la dose Tzakis, che ha perso il nonno durante l’occupazione nazista. Conto totale: “Settanta miliardi”, secondo le stime ragionieristiche del sindaco di Atene Nikitas Kaklamanis. Quanto basterebbe per rimborsare un quarto del debito nazionale.
La crisi della Ue ormai è qualcosa di più che una semplice questione di spread e tassi alle stelle. Il premier Papandreou – che con la Merkel si sente quasi tutti i giorni – prova a gettare acqua sul fuoco. Ma i think tank degli economisti nei due paesi continuano a rimpallarsi i reciproci peccati di scarso europeismo.
Berlino rinfaccia alla Grecia i 30 miliardi di aiuti tedeschi ricevuti dal 1960 e i 115 milioni di marchi sborsati per cancellare i debiti bellici. Atene ricorda i 60 miliardi pagati dalla Ue con grande senso di responsabilità per aiutare la riunificazione tra le due Germanie. “Quel senso di solidarietà oggi si è perso, basta leggere i titoli dei giornali nazionali”, commenta amaro Markos, edicolante nella piazza della Costituzione.
Rimettere assieme i cocci dell’Europa, anche quando lo spread tra i bund e i titoli ellenici sarà tornato alla normalità, non sarà una passeggiata.

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