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L’importanza di chiamarsi Ernesto

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Il Che amato da destra e sinistra

 

Ernesto Che Guevara era e rimane comunista. Anche dopo
la conferenza che Casapound Italia ha dedicato, a Matera,
presso la Mediateca Provinciale, alla  figura del comandante
argentino.
È tuttavia venuto il momento, a vent’anni dalla caduta del muro
di Berlino, come  ha sottolineato  il saggista di estrazione comunista,
Ugo Maria Tassinari di superare le categorie del secolo breve.
La figura di Che Guevara va riletta e reinserita, ha detto ancora
Tassinari, in un contesto geopolitico  che vede oggi gran parte dei paesi dell’America Latina
retti  da governi di sinistra e la politica di influenza 
statunitense, nell’area, fortemente cambiata. Gli anni 60, del resto, furono
quelli della de stalinizzazione e in quello scenario di incipiente disgelo il
Che finì con l’incarnare il mito della rivoluzione permanente.
Ha destato certo qualche rumore la conferenza di ieri: qualcuno ha parlato
di appropriazione indebita della  figura del mitico rivoluzionario. Gli stessi
dissapori che hanno accompagnato l’uscita del libro di Mario La Ferla,
“L’altro Che”, che si azzarda a dire e a dimostrare che Ernesto Guevara è
stato amato, con grande e sincera  passione, anche dalla destra estrema
italiana e francese. Che cosa rimane oggi del mito e del personaggio?
Lo abbiamo chiesto a Gabriele Adinolfi, fondatore del centro studi Polaris,
a margine dell’incontro.

Il servizio, breve, dopo quasi quaranta secondi di pubblicità:
http://www.trmtv.it/home/attualita/2010_04_02/7955.html
 

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