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L’infame assassinio

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Tra il 9 e il 10 settembre 1980 Francesco Mangiameli viene ucciso a tradimento nella pineta di Ostia dai Fioravanti senza alcuna ragione plausibile. Gli assassini daranno negli anni delle versioni contrastanti del loro infame gesto. La sola spiegazione che se ne desume è una follia pura scatenata da un’antipatia personale per una quisquilia. Fatto sta che l’agente della Nato Amos Spiazzi, nelle settimane precedenti, aveva designato in un’intervista su L’espresso un certo “Ciccio” (che guarda caso era il soprannome di Francesco) come persona chiave tra politica e Nar. La Procura lo ha sempre inteso come un messaggio mafioso: l’ordine di assassinare qualcuno che sapeva troppo o che poteva aver captato troppi elementi che gli avrebbero consentito di capire. Si trattava, presumibilmente, di contatti inconfessabili da parte di qualcuno e non, come sostiene la Procura, dei segreti sulla strage di Bologna. Fatto sta che le zone d’ombra di questa porcheria e dell’assassinio di una persona correttissima e leale come Francesco, restano tantissime.

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