Il cellulare domina le nostre vite. Lo dice una ricerca australiana (ma ci arrivavamo anche da soli). Più il telefonino è multifunzione e avveniristico, più noi stessi ci abbandoniamo a lui, diventando superficiali, incapaci, vuoti. È nato l’uomo approssimativo…
SYDNEY – Non solo telefonate. Orologio, sveglia, campanello di casa, calcolatrice, macchina fotografica: il cellulare è anche questo e molto altro. Christine Satchell dello Smart Internet Technology Research Centre di Sydney, in uno studio sull’impatto del telefonino sui comportamenti sociali e culturali, mostra come nell’uso effettivo degli utenti il telefonino sia ormai diventato multi-funzione.
L’UOMO APPROSSIMATIVO – La ricerca mostra inoltre come l‘inseparabile e onnipresente «mobile phone», sia entrato così pervasivamente nelle nostre vite da modificare comportamenti e abitudini e tanto da renderci, dice Christine Satchell, molto più approssimativi, preda di una strana fobia, la «fobia degli impegni precisi». Si tende infatti sempre più a fare programmi vaghi e imprecisi e ci si accorda poi progressivamente attraverso brevi telefonate e, soprattutto, messaggini. Più approssimazione quindi e nuove regole sociali. Secondo la ricercatrice il telefonino cambiano anche le regole di cortesia: «Data la disponibilità del cellulare, diventa un obbligo telefonare prima di arrivare a casa di un amico, magari da fuori del portone». Le implicazioni sono profonde: le interazioni faccia a faccia tendono sempre più ad essere mediate e precedute dall’interazine tecnologica.