e i consumatori non gradiscono.
Nel paniere 2025, utilizzato dall’Istat per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo, tra i prodotti che entrano per migliorarne la rappresentatività ci sono lo speck, il pantalone corto donna, la lampada da soffitto, il topper per materasso, la camera d’aria per bicicletta, le spazzole tergicristalli, il cono gelato.
Escono invece dal paniere il test sierologico anticorpi e il tampone molecolareCovid-19. Sono 1.923 i prodotti elementari (erano 1.915 nel 2024).
Le associazioni dei consumatori insoddisfatte
“Ingressi condivisibili, ma insufficienti”, secondo Massimiliano Dona, presidente dell’Unione nazionale consumatori. “Ad esempio, avevamo proposto lo scorso anno, nella consueta riunione al Mimit, di introdurre un nuovo indice, quello del corredo scolastico, o perlomeno potenziare i prodotti scolastici monitorati, visto che attualmente non vengono rilevati astucci, diari, squadre, compassi, zaini, cartelle, gomme, pennarelli e pastelli. Inoltre, speravamo che il livello di pubblicazione scendesse rispetto ai segmenti di consumo, una fascia decisamente inadeguata. È assurdo che siano 1.923 i prodotti elementari e poi si pubblichino le variazioni di prezzo solo dei 314 segmenti di consumo”.
“Infatti, così facendo non sappiamo i rincari di molti beni di largo consumo dalla pasta secca, simbolo del Made in Italy, al caffè al bar, dai pannolini agli stabilimenti balneari”, prosegue Dona. “Quanto ai pesi, spiace constatare che scende il peso della divisione Prodotti alimentari e bevande analcoliche, una spesa obbligata, per salire quello dei Servizi ricettivi e di ristorazione, un aumento che dipende solo dal buon afflusso dei turisti stranieri, visto che purtroppo il Nic è basato sui dati di Contabilità nazionale relativi ai consumi nel territorio economico e non a quelli delle sole famiglie residenti, ossia degli italiani”, conclude Dona.
L’aggiornamento del paniere Istat per il calcolo dell’inflazione non convince nemmeno il Codacons, che segnala in particolare come dal calcolo dell’andamento dei prezzi al dettaglio diminuisca per il terzo anno consecutivo il peso della voce ‘alimentari’, spesa primaria che incide in modo rilevante sui redditi delle famiglie.
“Nel 2025 il paniere si arricchisce di voci che non sembrano apportare un reale contributo al miglioramento delle rilevazioni dei prezzi al dettaglio – spiega l’associazione – Entrano ad esempio il pantalone corto da donna, lo speck, e il topper per il materasso, quest’ultimo sull’onda lunga di programmi televisivi che hanno pubblicizzato i benefici di tale prodotto trasformandolo in una moda del momento, mentre escono i test per il Covid-19, il cui consumo è certamente crollato con la fine dell’emergenza sanitaria, ma non è sparito del tutto”.
“Se da un lato è corretta la scelta dell’Istat di aumentare il peso dei beni energetici, che dopo la fine del mercato tutelato di luce e gas hanno visto un incremento dei prezzi specie sul mercato libero, dall’altro appare del tutto inspiegabile la riduzione operata per i prodotti alimentari e le bevande analcoliche, il cui peso nel paniere si riduce per il terzo anno consecutivo – denuncia il Codacons – Si tratta di beni primari i cui prezzi al dettaglio risultano in costante crescita nell’ultimo triennio, e che incidono in modo rilevante sui redditi delle famiglie e sulle spese dei cittadini”.