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L’ultimo geyser per Franceschini

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C’è una Thule anche per loro: ora sanno dove emigrare

Per la prima volta nella storia dell’Islanda, il partito socialdemocratico e il movimento Sinistra-Verdi, hanno raccolto la maggioranza assoluta con 34 seggi su 63 nel Parlamento di Reykjavik. Secondo i risultati definitivi i socialdemocratici hanno ottenuto il 29,8% (20 seggi) e i loro alleati il 21,7% (14 seggi). Come previsto, inoltre, le urne hanno punito il potente partito per l’indipendenza, che raccoglie il peggiore risultato ottenuto dall’indipendenza del Paese nel 1944. Ritenuto il principale responsabile del tracollo finanziario del settore bancario nell’autunno scorso, che ha spinto l’isola sull’orlo del fallimento, il partito ha ottenuto il 23,7% (16 seggi) dei consensi, molto lontano dal minimo storico (27% di preferenze nel 1987). Nella notte il neo-leader, il 39enne Bjarni

Benediktsson che ha preso il posto dell’ex premier Geir Haarde, ha ammesso la sconfitta nelle elezioni legislative anticipate. Nel maggio 2007, il partito aveva vinto le elezioni con il 36,6% dei voti, contro il 26,8% di socialdemocratici e il 14,3% del movimento Sinistra-Verdi. L’ex hostess (1962-1971), in campagna elettorale non ha nascosto le sue ambizioni: far aderire l’isola di 320mila abitanti all’Unione europea e adottare l’euro entro quattro anni. Un aggressivo carré biondo platino, taglia slanciata, la 66enne Sigurdardottir, è entrata in politica nel 1978. Una settimana fa aveva messo in chiaro che, in caso di vittoria, l’adesione diventerà una priorità con l’adozione della moneta unica entro quattro anni. Dovrà tuttavia convincere i suoi alleati, il partito Sinistra-Verdi, che si sono detti “contrari a un’adesione all’Ue, soprattutto per via della pesca”, vero motore dell’economia dell’isola. La partita è tutta da giocare.

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