domenica 30 Giugno 2024

L’uomo che sapeva troppo

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E’ stato narcotizzato, rapito ed imprigionato per 18 anni dopo che aveva rivelato i segreti nucleari di Israele al mondo intero. Il prossimo mese Mordechai Vanunu dovrebbe finalmente essere liberato, ma quanta libertà gli sarà concessa?

Un qualsiasi israeliano che avesse comprato il quotidiano Yedoth Ahronoth il 16 febbraio, avrebbe senz’altro creduto che dal carcere di Ashkelon fossero in procinto di rilasciare una persona decisamente malvagia. Ogni volta che un kamikaze si faceva esplodere, il detenuto esultava. Ancor peggio, diceva il giornale, quest’ uomo – a cui, un tempo, erano stati affidati i segreti nucleari di Israele – una volta rilasciato, avrebbe messo ancora più in pericolo il proprio paese. Vengono citate le parole di un ex detenuto “Mi ha detto che lui ha ancora altro materiale e che rivelerà altri segreti?”

Dovrebbe sorprendere, quindi, il fatto che lo stesso detenuto, che si dice festeggi il massacro di innocenti mentre si prepara a tradire di nuovo il proprio paese, abbia ricevuto una bella sfilza di premi e riconoscimenti dai gruppi pacifisti europei, il premio per la pace Sean McBride e la laurea ad honorem dall’Università di Tromso. Nel 2000, la Chiesa dell’Umanesimo si è così rivolta a lui: “Sei un uomo onesto, coraggioso, dagli alti principi morali e possa il grande sacrificio che hai fatto servire a proteggere non solo quelli che vivono in Israele, ma tutti i popoli del Medio oriente e, forse, del mondo intero”. Lo stesso uomo è stato anche candidato al premio Nobel per la pace.

Mordechai Vanunu, o si ama o si odia. Pare. Non è possibile rimanere indifferenti nei confronti dell’ex-tecnico nucleare israeliano, perché lui è l’uomo che, nel 1986, raccontò al Sunday Times tutta la storia sull’ impianto segreto israeliano di armi nucleari a Dimona, nel deserto del Negev. completa di dati relativi al numero di bombe a fissione nucleare – allora 200 – e, fatto ancor più disturbante, di prove fotografiche. Raccontò che Israele aveva lavorato ad un progetto termonucleare e sembrava che avesse già a disposizione un bel numero di bombe termonucleari pronte all’uso. Da Londra fu poi attirato a Roma da una ragazza e poi rapito, narcotizzato e rispedito in Israele da agenti dei servizi segreti israeliani. Fra sole sei settimane, però, dopo 18 anni di carcere, 12 dei quali trascorsi in isolamento, il più famoso informatore del mondo, dovrebbe essere rilasciato. Israele , per non parlare del mondo intero, è con il fiato sospeso.

Rivelerà altri segreti su Dimona, sempre che ne abbia ancora da raccontare dopo 18 anni di prigionia, o maledirà il paese di cui è cittadino, per quanto cittadino che si è convertito al Cristianesimo prima dell’arresto e che vuole emigrare negli Stati Uniti? Sarà diventato un uomo piegato, ansioso di porgere le scuse per il terribile tradimento del proprio paese? Oppure, come sperano i suoi amici, i suoi sostenitori ed i suoi genitori adottivi americani, diventerà un apostolo della pace, uno dei più grandi detenuti politici della sua generazione, l’uomo che ha cercato di liberare il mondo dalla minaccia della distruzione nucleare?

Il governo israeliano è ancora incerto su come affrontare il rilascio di Vanunu il 21 aprile. Adesso stanno considerando, e forse hanno già deciso in proposito, “certi strumenti di supervisione” e “misure appropriate” per far tacere Vanunu. Nella seconda metà di gennaio, il primo ministro Ariel Sharon ha incontrato Menachem Mazuz, procuratore di stato di Israele, ed il ministro della difesa Shaul Mofaz, per discutere sull’opportunità di rifiutare il passaporto a Vanunu. Vanunu sarebbe quindi libero di andare ad abbronzarsi sulle spiagge di Tel Aviv ma non potrebbe andarsene in giro per il mondo a fare pubblicità alla potenza nucleare di Israele. Un segno di come il governo israeliano sia spaventato all’idea del rilascio di quest’uomo è rappresentato dal fatto che Sharon abbia invitato a questa riunione anche Yehiel Horev e la sua cosìddetta “Unità di sicurezza del Ministero della Difesa”, i servizi segreti interni ed esterni del paese (Shin Beth e l’egualmente sopravvalutato Mossad), ed un rappresentante del Comitato Israeliano per l’Energia Atomica.

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