Muammar Gheddafi non molla: il rais è tornato a farsi sentire con un messaggio audio trasmesso dalla tv Arria, basata in Siria, nel quale ha invitato i libici a scendere nelle strade per protestare pacificamente e accusato le potenze straniere di voler conquistare i Paesi del Terzo Mondo. Sul piano militare l’offensiva dei ribelli a Sirte e Bani Walid, le ultime due roccaforti del regime, arranca e segna una battuta d’arresto.
“Se il potere delle flotte (straniere) dà legittimità, allora i governanti del Terzo Mondo siano pronti”, ha detto il colonnello: “Voi che riconoscete il Cnt preparatevi alla creazione di consigli transnazionali imposti dal potere delle flotte per rimuovervi uno ad uno”. I libici, dunque, devono “scendere nelle strade a milioni”,perchè la situazione nel Paese è divenuta insostenibile.
A Sirte intanto, i franchi tiratori del rais bloccano l’avanzata dei ribelli: sembra tramontare l’ipotesi avanzata ieri dai comandanti degli insorti, che avevano auspicato la presa della città natale di Gheddafi “entro 48 ore”. La situazione resta molto complessa. I fedelissimi del rais annidati in città “sono veterani e fanatici”, ha detto alla Reuters Matthew Van Dyke, un americano che combatte con i ribelli, stimando che “ci vorrà del tempo, subiremo parecchie perdite”. “Sono degli stupidi”, tuona invece unaltro combattente, riferendosi alle affermazioni dei suoi comandanti: “Non
puoi prendere la città con 15 uomini”, ha aggiunto, non celando le critiche all’azione dei soldati arrivati dalla Cirenaica, Bengasi in testa, che non sono riusciti a sfondare sul fronte orientale, acuendo le critiche da parte dei ribelli tripolitani, che avanzando dalle montagne a sud di Tripoli hanno costretto Gheddafi alla fuga in meno di un mese.
A Sirte, gli insorti hanno piazzato la propria base in un hotel di lusso nella parte settentrionale della città, dal quale cercano di stanare i cecchini. In città è emergenza umanitaria: i civili in fuga raccontano di decine di morti, causati dai violenti scontri e “dai raid della Nato”. “Ho sepolto mio figlio, 11 anni, dove era stato ammazzato, è troppo pericoloso andare al cimitero”, ha raccontato Hajj Abdullah, che accusa la Nato: “Fanno i raid a caso, la gente sta morendo nelle proprie case”.
Stallo anche a Bani Walid, l’altra roccaforte dei fedelissimi di Gheddafi, dove si nasconderebbe il ‘delfinò del rais, il figlio Saif al-Islam. I ribelli hanno conquistato alcune postazioni strategiche, ma
la radio della città continua a diffondere messaggi di propaganda pro-regime.
E, a sorpresa, oggi si è aperto un altro fronte: a Ragadaline, 130 km a sudovest di Tripoli, è scoppiata una violenta battaglia tra circa 900 soldati del rais, armati fino ai denti, e i ribelli, che hanno ricevuto rinforzi dalle città del Jebel Nafusa. Ufficialmente sono accerchiati, ma invece di arrendersi hanno attaccato la vicina Zuara, uccidendo un comandante del Cnt.