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Matteo della scrofa

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Di cui è il clone del nuovo che avanza?

La scrivania di Matteo Renzi è una sorta di ruota delle cose. C’è tutto l’Apple possibile mentre nella borsa, accanto all’agenda viola (catturato in uno scatto dai fotografi) fa capolino un libro: “L’Arte di correre”. È un racconto di Murakami Haruki, uno scrittore giapponese, sulla propria esperienza nella corsa su lunghe distanze. Conoscendo i riflessi pavloviani di questo mestiere già si possono immaginare le paginate che faranno tutti i giornali per meglio illustrare il pensiero e le opere di questo autore così amato dal Renzi Matteo dott. premier. E così sarà più chiaro un fatto. Renzi non è la versione squalo del buonismo post veltroniano, no. È solo l’aggiornamento – anzi, up to date – del capronismo finiano nell’immaginario dei trentenni vincenti. Fa il paio con Gianfranco Fini quando, per emanciparsi dalle citazioni di Frate Indovino, si ritrovò sul cruscotto dell’auto blu un pensoso tomo di Kazuo Ishiguro, ballonzolante e intonso.

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