Anche se la ricostruzione difetta
Tra i tanti maghi, occultisti ed esoteristi che ruotarono attorno al Terzo Reich, plasmandone la visione e formandone spiritualmente i membri, l’eclettico ed enigmatico Rudolf von Sebottendorf, una sorta di Aleister Crowley in salsa nazista, fu senza dubbio uno dei più importanti.
Fondatore dell’influente Società di Thule, patrocinatore di una curiosa sintesi tra mistica sufi e valori massonici, von Sebottendorf è ampiamente considerabile uno dei più grandi misteri del Novecento. Negromante, propagandista, ma anche 007 con cittadinanza ottomana, von Sebottendorf è stato il grande vecchio del misticismo nazista e il padrino spirituale dei suoi aderenti, da Heinrich Himmler a Rudolf Hess. Questa è la sua storia.
Nascita di uno stregone
Rudolf Freiherr von Sebottendorff o Erwin Torre, al secolo Adam Alfred Rudolf Glauer, nacque nel cuore della Sassonia, la piccola e pittoresca Hoyerswerda, il 9 novembre 1875. Di umili origini, che avrebbe provato a nascondere sin dalla gioventù ricorrendo a identità fasulle, era figlio (unico) di un ingegnere ferroviario.
Il padre avrebbe provato a inculcargli la passione per l’ingegneria ferroviaria, spingendolo a iscriversi al relativo corso di laurea presso l’Università tecnica di Berlino, ma Glauer aveva altri interessi e, per di più, era a disagio in Germania. Nel 1898, dopo aver abbandonato gli studi, il giovane iniziava un lungo viaggio in giro per il mondo a bordo di una nave, nella quale era stato assunto come fuochista, che lo avrebbe cambiato per sempre.
Vril e la nascita del nazismo
Le fermate al Cairo e a Costantinopoli, più che quelle a New York, avrebbero influenzato la mente del giovane sassone. Qui, nel cuore del mondo islamico, Glauer sarebbe stato stregato dagli adhān – i richiami alla preghiera dei muezzini –, dal lascito dell’antica civiltà egizia, e sarebbe entrato in contatto con dei mistici sufi appartenenti alla confraternita dei Mevlevi e con degli ebrei ellenici, la famiglia Termudi, affiliati ad una loggia massonica del rito di Memphis e Misraim.
Nel 1905, anno del ritorno in patria, Glauer era un uomo completamente cambiato, diverso per carattere, convinzioni e interessi da quel giovane che quasi dieci anni prima si era imbarcato come fuochista su un mercantile diretto a New York. Era, adesso, un uomo con degli obiettivi ambiziosi: arrivare alla sapienza perenne e diffonderla nelle terre tedesche.
Alla ricerca della verità
La biografia di Glauer, già di per sé abbastanza misteriosa – nel senso di presenza di buchi temporali e di dichiarazioni difficilmente dimostrabili –, si arricchisce di un tassello importante nel 1911. Per ragioni mai chiarite, quell’anno, Glauer viene adottato da un barone turco-tedesco con residenza in Anatolia, Heinrich von Sebottendorff, ottenendo di conseguenza la cittadinanza ottomana.
Validata l’adozione anche nella terra natìa, la Germania, Glauer diventa ufficialmente un Sebottendorff, con tanto di titolo nobiliare, freiherr, assumendo una nuova identità: Rudolf Freiherr von Sebottendorff. La nuova identità, però, comporta anche degli obblighi, come l’arruolamento nell’esercito turco e la partecipazione alla Prima guerra balcanica. Esperienza che al piccolo barone quasi costerà la vita e a seguito della quale si trasferirà in Germania.
Nel 1914, allo scoppio della Grande guerra, Sebottendorff viene esentato dal servizio militare nell’esercito tedesco in ragione della cittadinanza ottomana. Osserva l’evolversi del conflitto con gli occhi di un patriota, nonostante la nuova nazionalità, e trascorre il tempo a studiare sui libri lasciatigli in eredità dal patriarca dei Termudi, che peraltro lo ha iniziato alla massoneria, in una loggia molto vicina al Comitato Unione e Progresso, poco prima di morire.
Il tesoro dei Termudi è imponente: una piccola biblioteca di manoscritti, grimori e trattati su alchimia, cabalismo pratico – cioè magia ebraica –, mistica rosacrociana, numerologia, spiritualità massonica e sufismo. In quegli scritti, antichi e mai toccati da mani profane, il barone avrebbe trovato la verità, ovvero il segreto per l’elevazione spirituale, e – si vocifera – la ragione per convertirsi all’Islam. E sempre quegli scritti, a suo modo di vedere troppo preziosi perché restassero confinati a pochi iniziati, il barone avrebbe messo a disposizione del sottobosco dell’occulto tedesco. L’inizio della saga di Thule e del misticismo nazista.
La sapienza perenne al servizio del Terzo Reich
Nel 1918, a guerra mondiale ancora in corso, il barone riesce a mettersi in contatto con un circuito di studiosi di esoterismo e mitologia norrena, il Gruppo di studio di Thule, nel quale intravede del potenziale. La fama lo precede, perché è il capo della costola bavarese (e scismatica) di una società segreta nota come Germanenorden, e col direttore di Thule, Walter Nauhaus, è subito intesa.
Insieme, il duo Sebottendorf-Nauhaus, trasfigura struttura e scopi di Thule, elevandola da gruppo di studio apolitico a loggia paramassonica legata al movimento völkisch e successivamente coinvolta nel reclutamento di iscritti per il neonato Partito nazionalsocialista dei lavoratori, diretto erede del Partito dei lavoratori – che, è storia semisconosciuta, fu fondato dai thulisti Karl Harrer e Anton Drexler.
Adolf Hitler era l’uomo della provvidenza sul quale il duo Sebottendorf-Nauhaus aveva deciso di scommettere. Perciò la decisione di fare di Thule un centro di reclutamento per nazisti. E perciò la decisione di vendere la rivista della società, Völkischer Beobachter, al Partito nazista, del quale sarebbe divenuta uno dei principali organi di propaganda fino al 1945.
All’indomani della campagna di repressione anti-thulista della Repubblica sovietica bavarese, provocata da un tentativo di putsch ordito dalla società segreta, il barone viene accusato di aver inavvertitamente facilitato il lavoro agli investigatori per non aver protetto adeguatamente le vere identità di alcuni thulisti. Diventato nemico di quella stessa società che aveva, di fatto, fondato, e onde evitare pericolose ritorsioni, Sebottendorf decide di fare ritorno in Turchia.
Il barone non rimetterà piede in Germania per più di un decennio, facendovi ritorno soltanto nel 1933. Ma le cose non vanno come previsto: la pubblicazione di un libro incentrato sul ruolo di Thule nell’ascesa del nazismo e ricco di retroscena, Bevor Hitler kam: Urkundlich aus der Frühzeit der Nationalsozialistischen Bewegung, gli costa la censura e l’incarcerazione.
Evaso di prigione, probabilmente con l’aiuto di complici interni un tempo appartenuti a Thule, il barone torna nuovamente in Turchia – stavolta per sempre. Qui, durante la Seconda guerra mondiale, l’arruolamento da parte dei servizi segreti tedeschi come raccoglitore di intelligence utile in funzione antibritannica. E sempre qui, l’8 maggio 1945, la misteriosa morte nelle acque del Bosforo: per alcuni suicida a causa del dolore provocatogli dalla cattura di Berlino (e dalla fine del Terzo Reich), per altri suicidato dagli 007 britannici – delle voci vogliono che sia stato un doppiogiochista – in quanto ormai divenuto inutile e persino scomodo.