I Karen non si fidano delle trattative tra la giunta birmana e Aung San Suu Kyi
Da alcune ore le speranze di un cessate il fuoco in Birmania sono alimentate dal lavoro di mediazione che Aung San Suu Kyi sta svolgendo attraverso contatti con il Presidente del Myanmar e con i leader dei principali gruppi etnici in guerra con il regime di Rangoon.
Le proposte del Premio Nobel sono state accolte con favore dai responsabili Karen, Kachin, Shan e Mon, che in queste settimane hanno visto aumentare la pressione dell’esercito birmano sulle regioni abitate dalla loro gente. I movimenti armati non sono però assolutamente disposti ad accettare soluzioni che non tengano conto delle principali esigenze dei gruppi etnici. “Non ci fidiamo delle promesse della Giunta” ha dichiarato David Thackarbaw, vice presidente dell’Unione Nazionale Karen “In passato troppe volte il regime ha parlato in un modo e poi ha agito in maniera opposta. Tutti noi ricordiamo che nei precedenti tentativi di cessate il fuoco le truppe di Rangoon hanno approfittato delle pause nei combattimenti per schierarsi a loro piacimento nei nostri territori. E’ ovvio che questo non può essere accettato”
L’Unione Nazionale Karen ha inoltre auspicato l’intervento di un paese terzo, che ospiti i responsabili delle eventuali trattative nel caso la Giunta birmana fosse disposta a dialogare.
Intanto i combattimenti non cessano: due giorni fa le truppe dell’Esercito di Liberazione Karen si sono scontrate con reparti governativi nei pressi del cantiere di costruzione della nuova strada che dovrà collegare la città tailandese di Kanchanaburi con il porto birmano di Tavoy. Nella costruzione del nuovo porto birmano vi sono grandi interessi di aziende tedesche. La Germania è da tempo indicata dall’Unione Nazionale Karen come il paese europeo maggiormente coinvolto nel business con la giunta birmana. Secondo David Thackarbaw è proprio la Germania ad influenzare l’Unione Europea nella sua inazione nei confronti del regime militare di Rangoon.
“In particolare ci sono delle ONG tedesche che sostengono e danno una legittimità umanitaria a questa politica di puro business – ha aggiunto il vece presidente della KNU – Queste organizzazioni sostengono che l’appoggio alle istanze dei gruppi etnici non farebbe altro che prolungare lo stato di guerra nel Paese. E’ come dire che i Karen, gli Shan, i Kachin e tutte le altre genti dovrebbero rinunciare ad esistere per non disturbare
la quiete del Myanmar…”
Il vice presidente Thackarbaw è stato in Italia nel novembre del 2009 su invito della Comunità Solidarista Popoli, ed è stato accolto alla Farnesina dal Sottosegretario agli Esteri Stefania Craxi. L’incontro era stato definito dallo stesso leader Karen, “amichevole e molto incoraggiante” La sua speranza è che l’Italia possa ricoprire un ruolo di rilievo nelle trattative tra Aung San Suu Kyi, la Giunta e i gruppi etnici.