giovedì 18 Luglio 2024

Ne manderanno a morire ancora

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Gli Usa si preparano a mandare rinforzi in Iraq. Governo democratico, autogoverno iracheno: solo parole che danno in pasto all’opinione pubblica per far credere di essere “liberatori”. La realtà è ben diversa.

Gli Stati Uniti si preparano allo «scenario peggiore» in Iraq, considerando l’ipotesi di dover inviare il prossimo anno altre unità corazzate per contrastare gli insorti. Lo ha riferito il generale Richard Cody, vice comandante di stato maggiore dell’esercito, in una dettagliata audizione alla Commissione difesa della Camera dei rappresentanti del Congresso sulla presenza militare americana. «La nostra intera forza sta conducendo missioni diverse da quelle a cui li avevamo assegnati» -ha ammesso Cody sottolineando che il problema maggiore è quello dalla mancanza di personale specializzato per l’unità di ricognizione e acquisizione obiettivi (secondo i pianificatori dell’esercito mancano 9mila specialisti di intelligence).

I 140mila militari attualmente in Iraq (soldati e marines) verranno sostituiti con 135mila unità inviati da basi negli Stati Uniti e in Europa nel quadro della terza rotazione delle forze, un’operazione che inizierà a novembre e durerà quattro mesi, predisposta considerando «il peggior scenario».

Aumenterà in Iraq la proporzione dei riservisti (dal 39 per cento attuale al 42 per cento dell’intera forza Usa) e verranno richiamati in servizio 5.600 militari «pensionati», come preannunciato la scorsa settimana dal Pentagono.

Il 55 per cento dei militari inviati in Iraq a partire dal prossimo autunno tornano in Mesopotamia per la seconda missione dall’inizio delle operazioni lo scorso anno.

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