Gli Usa si preparano a mandare rinforzi in Iraq. Governo democratico, autogoverno iracheno: solo parole che danno in pasto all’opinione pubblica per far credere di essere “liberatori”. La realtà è ben diversa.
I 140mila militari attualmente in Iraq (soldati e marines) verranno sostituiti con 135mila unità inviati da basi negli Stati Uniti e in Europa nel quadro della terza rotazione delle forze, un’operazione che inizierà a novembre e durerà quattro mesi, predisposta considerando «il peggior scenario».
Aumenterà in Iraq la proporzione dei riservisti (dal 39 per cento attuale al 42 per cento dell’intera forza Usa) e verranno richiamati in servizio 5.600 militari «pensionati», come preannunciato la scorsa settimana dal Pentagono.
Il 55 per cento dei militari inviati in Iraq a partire dal prossimo autunno tornano in Mesopotamia per la seconda missione dall’inizio delle operazioni lo scorso anno.