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Nei cieli del Tibet

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Roby Piantoni

Lutto nel mondo dell’alpinismo italiano. Roby Piantoni, 32enne di Colere (Bergamo), è morto in Tibet sulla parete sud dello Shisha Pangma durante un tentativo di salita sulla via Bonington. Poche le notizie disponibili sulle modalità dell’incidente. Piantoni, come scrive il quotidiano “L’Eco di Bergamo” era partito con altri due alpinisti bergamaschi, Marco Astori e Yuri Parimbelli, per lo Shisha Pangma a metà settembre: con loro anche il collega valtellinese Adriano Greco. Dal suo sito aveva annunciato di essersi dovuto ritirare per il forte vento.
IL PADRE MORI’ SULLE ANDE – L’alpinista italiano era “figlio d’arte”, con una passione per la montagna che arrivava da lontano e, anche, da una tragedia famigliare: il papà di Piantoni, Placido, aveva perso la vita in montagna, cadendo durante una spedizione in Sud America. Era scomparso nel 1981 sul Pukaijrka, un seimila delle Ande Peruviane.
IL RICORDO – Nel suo sito Roby Piantoni spiegava le ragioni che lo avevano spinto a fare l’alpinista: “Io penso che ognuno di noi abbia dei sogni nel cassetto, e penso anche che questi non siano altro che uno “specchio” della nostra infanzia, un ponte di collegamento tra il “noi piccoli” ed il “noi grandi”. Da bambini si sognano tante cose, si hanno aspirazioni ed aspettative, e crescendo cerchi in tutti i modi di non deludere quel “io piccolo” che purtroppo ed inevitabilmente ti ha lasciato, cedendoti il testimone per entrare nella realtà adulta. Ti accorgi quindi che i sogni che avevi da bambino sono proprio difficili da realizzare, ma ti resta comunque una promessa da mantenere, una parola data a quel “io piccolo” che ti ha salutato alcuni anni fa. Bene, il mio “io piccolo” voleva andare in montagna, voleva scalare e voleva salire in alto. …. Sono ancora in cammino per non deludere l’ “io piccolo”, cerco il mio spazio in montagna e in tutti quelli che mi seguono o che mi seguiranno, cercando di contagiare tutti, facendo ammalare di montagna quelli che conosco…”

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