Home Note Non a caso è sacro ad Apollo

Non a caso è sacro ad Apollo

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Il delfino ha la sua idea di Polis

Gli uomini non sono i soli solidali tra gli animali. Quella della solidarietà è invece una peculiarità propria, oltre che della specie umana, anche dei delfini. È quanto scoperto da un gruppo di ricercatori guidati dall’Università statunitense del Massachusetts di Dartmouth e dall’Università britannica di Bristol, che hanno evidenziato come i delfini siano in grado di realizzare la più vasta rete di cooperazione sociale dopo quella umana, una caratteristica che invece era stata finora ritenuta esclusiva degli uomini.

La scoperta
I delfini collaborano tra loro per favorire la sopravvivenza della specie. In che modo? Formando – spiegano gli autori della ricerca – alleanze su più livelli che permettono ai maschi di avere maggiore accesso alle femmine, aumentando quindi il loro successo riproduttivo. La ricerca, pubblicata sulla rivista dell’Accademia nazionale delle scienze statunitense (Pnas), mostra che le società dei delfini, così come quelle dei primati non umani, costituiscono modelli preziosi per comprendere anche l’evoluzione sociale e cognitiva umana.

Lo studio 
I ricercatori, guidati da Richard Connor dell’Università di Dartmouth e Stephanie King di quella di Bristol, hanno studiato le alleanze all’interno di un gruppo di 121 delfini tursiopi maschi (Tursiops truncatus) che vivono nella Baia degli Squali, nell’Australia Occidentale. Questi esemplari formano reti cooperative di primo livello, costituite da due o tre maschi, per condividere l’accesso a una femmina. Questi nuclei iniziali si possono alleare poi in gruppi più grandi di secondo livello (costituiti da quattro a 14 esemplari) che competono tra loro, ma possono stringere anche alleanze più grandi di terzo livello.

La teoria precedente 
Finora si credeva che la cooperazione tra gruppi fosse possibile solo tra gli umani come diretta conseguenza di due caratteristiche tipiche dei primati umani, ovvero l’evoluzione dei legami di coppia e le cure parentali da parte dei maschi. Invece “i nostri risultati – argomenta Connor – mostrano che le alleanze intergruppo possono emergere anche senza queste caratteristiche, da un sistema sociale e di accoppiamento più simile a quello degli scimpanzé”.

L’impatto sullo studio dell’evoluzione umana 
“È raro che una ricerca su animali diversi dai primati venga condotta da un dipartimento di antropologia”, ha dichiarato Michael Krützen dell’Università di Zurigo e co-autore dello studio, “ma i nostri risultati mostrano che è possibile ottenere importanti intuizioni sull’evoluzione di caratteristiche precedentemente ritenute unicamente umane, esaminando altri gruppi di animali altamente sociali e dal cervello grande “.

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