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Non li meritiamo

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Ad Acca Larentia con il cuore gonfio

Due anni fa rischiò di finire in tragedia.
Il ricordo della destra radicale ai Caduti di Acca Larentia si concluse comunque in dramma e, quel che è peggio, con punte di pantomima.
Rimembro comunque ancora sensazioni forti, benché quel 7 gennaio sia improvvisamente scaduto nel surreale. Se non altro il sapore della tragedia mancata e del dramma vissuto la rendevano ancora viva quella commemorazione.
Lo scorso anno l’impressione è stata quella di una farsa.
Per l’intera giornata ho visto sfilare tribu, clan e individui che improvvisavano gruppi per chiamare il Presente!
Per la prima volta in vita mia non me la sono sentita di salutare romanamente i Caduti: mi sembrava irrispettoso, stonato. Mi sono fermato in raccoglimento sul luogo dove venne ucciso Stefano e poi, dopo aver visto passare tutti, me ne sono andato con il cuore gonfio e l’amaro in bocca.

Quest’anno sarà diverso?
Ci riusciremo a fare infine qualcosa che sia degno dei nostri Caduti o continueremo a far loro male, a strumentalizzarli, a rimpicciolirli come avviene da qualche tempo?
Io non so quanti di coloro che vengono a rendere omaggio a Francesco, a Franco e a Stefano conoscano la loro storia né la storia in cui vissero e morirono.
Non so quanti ne facciano un Mito (che può essere positivo) o dei Martiri (tenetevela per favore questa!); né quanti li considerino Eroi (ovvero da imitare).
Temo che siano in pochi a porsi quella domanda e a darsi una risposta.
Ho l’impressione che sia subentrata la routine, che il rito sia decaduto in cerimonia.
Ho orrore dello struscio e del salotto che s’inscenano là davanti.
Non sopporto gli atteggiamenti delle varie vestali. Di quelli che “io c’ero a quei tempi”, come se fosse di per sé un merito il solo fatto di esserci. Di quelli più giovani che “io sono più rivoluzionario”, parola cui danno sempre dei significati superficiali e a cui in ogni caso solo raramente accompagnano una coerenza quotidiana. Di quelli che pretendono di stabilire chi ha e chi non ha titoli di merito per star lì davanti. Titoli di merito che non riguardano dei comportamenti etici, che ci si potrebbe stare, ma gli orientamenti politici o le appartenenze di scuderia. E così assistiamo immancabilmente a sfilate in sequenza in cui clan, tribu e componenti diverse vanno a rendere il loro omaggio una dopo l’altra, cercando di provare, ciascuna, di essere la migliore. Senza accorgersene, in molti mettono in scena una competizione di celodurismo.

Insomma è con il cuore gonfio e con poca illusione che torno oggi a  rendere omaggio a Francesco, a Franco e a Stefano.
Forse non lo avrei fatto, almeno non durante l’affollamento, se quest’anno non fosse speciale.
Se lo stesso terrorismo non avesse ucciso due camerati di Alba Dorata ad Atene, Giorgos e Manolis appena un paio di mesi fa.
Forse non lo avrei fatto se non ci fossero camerati che vengono da tutta Europa a rendere il loro saluto ai Tre di Acca Larentia e a tutti i camerati caduti e che lo fanno del tutto liberi da quei condizionamenti mentali e psicologici, da quelle storture e da quella maleducazione che da tempo imperversano tra noi, incuranti anche del sacro.
Proviamoci ancora.
Francesco, Franco, Stefano: Presente!
Loro. 
Noi non lo so.

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