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Non parlate al conducente!

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Un tassista un po’ incazzoso

La richiesta di saldare con un pos una corsa in taxi ha fatto perdere la testa a Giovanni Carrera, tassista 68enne di Cremona. L’uomo, dopo un alterco con un cliente di 27 anni, sarebbe ripartito a forte velocità “facendo volare” il giovane. Il ragazzo caduto in strada a faccia in giù era finito in coma per un grave trauma cranico. Carrera è stato quindi arrestato dalla Squadra Mobile. I fatti, ricostruiti dagli inquirenti, risalgono alla vigilia di Natale. L’autista era già indagato per sequestro di persona e lesioni colpose gravissime ma la sua posizione si è aggravata dopo un’intercettazione telefonica. L’oggetto del contendere erano 10 euro da pagare non in contanti,
L’intercettazione – All’indomani del fatto, appena uscito dall’ufficio del pm , Carrera chiamò un conoscente. “Il pm mi ha detto che il ragazzo è a casa e che non è più in ospedale, ma le sue condizioni di salute sono ancora molto gravi. Bene, così non può raccontare la sua versione: è una cosa positiva” – aveva riferito senza sapere di essere ascoltato dagli investigatori. Una dichiarazione che somiglia molto a una confessione.
La ricostruzione dei fatti – Secondo i poliziotti, tutto sarebbe stato innescato da una discussione sul pagamento della corsa: 20 euro in tutto. Il giovane, accompagnato da due amiche, ne aveva dieci in tasca e voleva saldare con il bancomat ma Carrera non aveva il pos. Nel van scoppiò una lite: le ragazze, spaventate, sono scese. Il tassista ripartì a forte velocità con il portellone aperto e con sopra Luca. Cinquanta metri dopo, in via Mantova, il 27enne “volò” dal taxi. Carrera prima si sarebbe allontanato per poi tornare: il ragazzo era a terra, in un lago di sangue. Lo prese di peso e lo trascinò sul marciapiede.
La versione del tassista – “Eravamo d’accordo di andare al bancomat. Sono partito, ho dato un colpetto ai freni. Di solito il portellone si chiude. Non si è chiuso. Dopo 5-10 metri mi sono fermato, sono sceso e l’ho chiuso. Andavo pianissimo. Il ragazzo ha ricevuto una telefonata. Ho l’impressione che l’amica gli abbia detto: “Scendi”. Mi sono voltato, non c’era più. Secondo me, aveva già aperto il portellone, probabilmente non ha centrato il predellino ed è caduto” aveva raccontato il tassista al pm. Una versione, la sua, che non trova riscontro nell’attività investigativa.
La pericolosità sociale dell’indagato – Il gip Pier Paolo Beluzzi nell’ordinanza cautelare annota che “emerge con evidenza l’assoluta futilità dei motivi, rappresentati dalla mancata accettazione del pagamento della risibile somma a mezzo di carta elettronica, che vanno a evidenziare l’incontrollato stato d’irascibilità dell’indagato, pronto ad adottare condotte violente ed estremamente pericolose per l’altrui incolumità solo per una sorta di “ripicca” verso il malaugurato passeggero, che si trovava nell’impossibilità di saldare completamente il corrispettivo per la corsa. Tale mancanza di controllo dei propri impulsi, per di più collegata alla sua attività di servizio, che al contrario proprio in quanto collegata a un servizio pubblico dovrebbe caratterizzarsi per profili di particolare pacatezza, disponibilità e addirittura “sicurezza” dei trasportati, rappresenta un rilevante, attuale e concreto pericolo per la reiterazione del reato con il pericolo di gravi danni all’incolumità fisica delle persone”.

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