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Nuovo attentato a Erdogan

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I narcoterroristi curdi minacciano di nuovo la svolta turca

Trovato ordigno piazzato sotto un ponte pronto ad esplodere al passaggio del presidente. Sempre più forti le spinte secessioniste curde con l’approssimarsi delle elezioni – Secondo quanto riferito dall’agenzia Cihan, una squadra della gendarmeria turca ha scoperto un ordigno composto da 36 chili di esplosivo, piazzato sotto il ponte Sogutcay, sull’autostrada per Sirnak, nella provincia del sud-est della Turchia. La bomba, collegata a un comando a distanza, sarebbe dovuta esplodere al passaggio del convoglio del presidente Recep Tayyip Erdogan. Il premier turco dovrebbe infatti transitare oggi sull’autostrada per dirigersi a Sirnak e Batman dove è atteso per due comizi elettorali in vista delle elezioni del 12 giugno. Gli inquirenti attribuiscono il fallito attentato ai separatisti curdi del Pkk, che già nei giorni scorsi hanno intensificato la loro attività, scatenando tra l’altro una sparatoria lo scorso 5 maggio al termine di un comizio dello stesso Erdogan, aggressione che aveva come obiettivo il presidente e altri esponenti del suo gruppo, il Partito della giustizia e dello sviluppo.
Come noto i narcoterroristi curdi godono del sostegno di Tel Aviv al punto che le relazioni tra Turchia ed Israele, prima di assumere i toni violenti  seguiti all’assalto omicida israeliano alla Freedom Flotilla, si erano guastati proprio per questa ragione.
Erdogan poi sta attivamente cercando una soluzione per fermare la guerra in Libia, con tutto quello che ne conseguirebbe in calo di speculazioni sulle armi e sui picchi petroliferi, e fa da sponda ad Assad contro cui congiura Washington.
Con il governo di Erdogan si è anche teorizzata una “svolta ottomana” che potrebbe persino tenere  la Turchia fuori dalla UE (contrariamente ai desiderata americani) e che la vedrebbe alleata preferenziale della Russia e dell’Europa e volta ad assumere un nuovo ruolo d’influenza verso il suo nord-est e più coinvolta nel Vicino Oriente.
Erdogan inoltre ha siglato, con Putin e Berlusconi, l’avanzamento del progetto South Stream dimostrando di preferire che la Turchia sia attraversata dall’arteria energetica che lega Russia ed Europa e non da quella, cara a Washington e ai grandi padrini della droga, del Nabucco, che dall’Azerbaijan e dall’Iran si riverserebbe sui Balcani tramite la Via della Seta che fiancheggia  il narcostato del Kosovo, in mano alle mafie albanesi e alle loro milizie, anch’esse protette da Israele, che l’aiutano di rimando con l’addestramento dei salafiti (gli assassini di Vittorio Arrigoni). I quali salafiti sono degli jihadisti oltranzisti che stanno operando per far saltare la pacificazione tra le parti palestinesi e per rovesciare il regime di Damasco, che è il principale sostenitore della Palestina.

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