La minaccia migratoria sospinta dai russi precede l’intervento in Ucraìna che rientra nella stessa guerra all’Europa
I più sprovveduti sono rimasti perplessi dalle accuse mosse da Tajani, Crosetto e la Meloni ai contractors di Wagner ed al Cremlino, individuati come protagonisti di un’ostile strategia migratoria dall’Africa.
Chi ne sorrida è privo degli elementi basilari di comprensione. Quello che denuncia oggi il governo italiano io lo avevo preannunciato ben tredici mesi fa. Lo stesso Cremlino lo aveva poi fatto comprendere nella primavera inoltrata del 22, chiamando a raccolta gli africani, affermando di volerne difendere non si sa bene quale causa antibianca, di sicuro quella del BLM, e tuonando minacciosamente che gli europei, razzisti, si sarebbero dovuti piegare all’accoglienza massiccia dei profughi.
Africa e Ucraìna
Nessuna sorpresa dunque. Quando le orde (eur?)asiatiche invasero l’Ucraìna spiegai che era in atto un attacco di fianco all’Europa, non isolato ma collegato strettamente a quello dal meridione. Feci notare che il sostegno militare al Donbass da parte francese si era interrotto di colpo quando i russi avevano pugnalato Parigi nel Mali, e cioè oltre un anno prima della guerra a Kiev.
Spiegai che l’offensiva russa – antieuropea – nel Sahel, mirava a ricacciarci a nord, a toglierci dalla corsa alle risorse e dalla contesa di potenze, a vantaggio cinese ma soprattutto americano e che, congiunta con il controllo delle coste in Libia, in competizione ma in contemporanea presenza con i turchi, sarebbe servita a rilanciare le ondate migratorie africane che erano state calmierate da Macron, proprio nel Sahel, ancora ai tempi del nostro governo Gentiloni.
Finora tutto è andato così, e così continuerà se non riusciremo a farci rispettare da quei riottosi moscoviti che stanno provando esagitatamente a restare in gioco come potenza, quando sono invece dei nani sul novantacinque per cento dei piani che contano.
Mosca intralcia il multipolarismo
La Russia si sta muovendo esattamente come avevo preannunciato fin dal 24 febbraio dello scorso anno, senza alcuna variazione sul previsto, e finora ha rafforzato alla grande gli Usa. Anche l’India e la Turchia ne hanno beneficiato, non tanto la Cina e di sicuro non Mosca che par essersi sonnambulicamente condannata all’uscita definitiva dal novero delle potenze di primo piano.
Il problema emerso da questa oggettiva tenaglia russoamericana è che la reciproca sponda tra Europa e Cina si è stabilizzata. Sicché la Cina ci propone, come Ue, nella gestione mondiale (G3 con noi, loro e gli Usa). Nel Wto si parla apertamente di alleanza Ue-Cina contro gli Stati Uniti.
Se la Russia riuscirà a farci retrocedere dall’Africa e, quindi, dai punti di frizione con la Cina, sarà più complicato per noi fungere da terza forza, con azione di bilancia e pendolo. E il duopolio sino-americano, ovvero il peggio che si possa immaginare, diventerà quasi inevitabile.
A dispetto di quello che i denazificatori compulsivi proclamano dal Cremlino, la Russia sta intralciando il multipolarismo.
Russia saudita
Il gioco moscovita, palesemente disperato e retrogrado, punta a restare a galla tra i players mondiali. Ma, tolta la “minaccia” nucleare, la Russia è ormai solo una grande Arabia Saudita, ovvero una esportatrice di risorse, una fornitrice, totalmente incapace di concorrere su quasiasi piano con qualunque player. Dalla sua ha un armamento eccessivo (ma con scarsa manutenzione), la forza dell’hackering e tutti i dispositivi sovietici, specialmente di disinformatio e d’intossicazione propagandistica, che capitalizza soprattutto verso l’Africa.
Il risultato è che i soli a cui i russi stanno facendo la guerra – e da prima che invadessero l’Ucraìna – siamo proprio noi. Ma con risultati abbastanza scarsi se è vero, come è vero, che americani, cinesi, indiani, giapponesi, considerano la Ue come un player maggiore mentre la Russia viene tenuta in assai minor conto.
La clava e le narici
Una riflessione si rende allora necessaria. Siamo soliti criticare la Ue per il deficit di sovranità politica e sostenere che l’Europa è fragile perché quasi disarmata. È vero, ma dobbiamo anche cogliere il reale. Chi più della Russia ha un potere centralizzato, un esercito, un arsenale nucleare?
Eppure, con tutto questo, Mosca annaspa e retrocede perché non è più il tempo delle tre narici e a poco serve conquistare fisicamente quello che non sei in grado di capitalizzare.
Nella cosiddetta società liquida sono più importanti le capacità commerciali, diplomatiche, intellettuali e culturali. Tant’è che non è un caso se da tutti oggi la Ue è considerata un player di primo piano e da nessuno lo è la Russia. Non è tempo di clava, ma di archi. Mosca si sta schiacciando da sola sotto il peso della propria clava, mentre a noi restano molte frecce.
Il che non significa che non si debba, anche, pensare a munirci di elmo, spada e corazza, ma soprattutto di scettro.
Vediamo però di capire che certe logiche datate sono anche desuete. Mosca, ormai da tredici anni, sta dimostrando che i paradigmi ingessati dei reazionari più o meno destroterminali, sono inefficaci e tutti da rivedere. Dovremmo ringraziarla per il suo muscoloso fallimento che dovrebbe insegnarci infine qualcosa.