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Nuove trasparenze

Come è risaputo, Papa Francesco ha accesso grandi speranze, fra i credenti e i non credenti, per la sua volontà di autoriforma della Chiesa dopo i recenti scandali che ne hanno appannato la credibilità.

Uno dei più importanti segnali è stato quello di mettere mano ad una riforma dello IOR, la banca del Vaticano, per far uscire il Vaticano dalla black list dei Paesi che non praticano la lotta al riciclaggio di denaro sporco.

In questo senso va la nomina del nuovo Consiglio Direttivo dell’AIF, l’Autorità vaticana per la vigilanza sulle attività finanziarie ed antiriciclaggio.

Nell’organismo è stato nominato il professore di diritto ad Harvard Juan C. Zarate, considerato l’autore della recente legislazione antiriciclaggio statunitense.

Il problema sottovalutato dai collaboratori del Papa è il fatto che Zarate è stato anche il vice-assistente del presidente americano George W. Bush per la NSA, l’agenzia di spionaggio militare statunitense, proprio negli anni in cui l’Ammnistrazione USA decideva di mettere in atto quella gigantesca operazione di monitoraggio sistematico di governi e cittadini di tanti Paesi europei, fra cui anche l’Italia e il Vaticano, che va sotto il nome di Datagate.

 

La nomina di un uomo che ha contribuito a sviluppare questo perverso sistema di controllo, che viola il diritto internazionale, non è certamente una scelta positiva in un organismo così importante. 

 

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