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Parigi nella mani dei servizi ebraici?

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I servi segreti francesi hanno un problema: Parigi. La capitale è al centro di una vasta rete d’intelligence di tutto il mondo che gli 007 d’Oltralpe non riescono più a controllare. E il Mossad, l’agenzia di spionaggio israeliana, ha trasformato la città in uno dei suoi più importanti centri operativi. A rivelarlo sono gli stessi funzionari dell’intelligence francese al quotidiano Le Monde, in un’inchiesta dal titolo esemplificativo: “L’ombre du Mossad plane sur Paris“, l’ombra del Mossad aleggia su Parigi.
Parigi capitale dell’intelligence mondiale

Secondo l’inchiesta della testata francese, Parigi è diventata in questi anni uno dei grandi teatri dell’agenzia di intelligence di Israele. Un alto funzionario dei servizi francesi, citato dal quotidiano, ha definito Parigi “il campo da gioco del Mossad”.  “I cinesi e i russi potrebbero essere nostri nemici, ma non dimentichiamoci che gli israeliani e anche gli americani si stanno comportando con grande aggressività“.
“La nostra capacità di rispondere alle loro azioni è limitata perché si affrettano a usare la ‘carta diplomatica’ e si lamentano con il primo ministro francese e gli uffici del presidente” ha detto il funzionario. Il quale però ha anche aggiunto che “le mani della Francia sono legate” poiché dipende da Israele “in molte questioni delicate”. Una prospettiva interessante che getta una nuova luce sull’operato dei servizi segreti francesi ma anche israeliani e nei rapporti che ci sono fra 007 di Israele e Francia, evidentemente non così affini come può apparire.
L’assassinio di Mahmoud al-Mabhouh

Secondo Le Monde, un esempio di questa capacità del Mossad di operare indisturbata a Parigi nonostante l’allerta dei servizi d’Oltralpe, è stata l’operazione con cui è morto Mahmoud al-Mabhouh, un alto funzionario di Hamas ucciso a Dubai.
Naturalmente Israele non ha mai né confermato né smentito di essere dietro questa uccisione. Ma questo era assolutamente prevedibile. I servizi non potranno mai dire di essere coinvolti in un’operazione ma, allo stesso tempo, lasciare il dubbio implica anche incutere timore.
Da quanto è riuscito a capire il quotidiano transalpino, il Mossad ha allestito una sala operazioni improvvisata in una stanza d’albergo a Parigi, nel quartiere Bercy. Da qui coadiuvavano l’operazione a Dubai, dove erano stati inviati due agenti con un volo dell’Air France.  

Il centro di comando dell’operazione non era quindi né a Gerusalemme, né a Tel Aviv né in altre capitali europee (molti sospettavano ci fosse Vienna), ma direttamente nella capitale francese, il “campo da gioco” dei servizi israeliani. Una scelta che chiaramente non è piaciuta alle autorità francesi. Per Parigi, c’era il forte rischio che Hamas ritenesse che ci fosse la Francia dietro l’omicidio del funzionario dell’organizzazione palestinese. E questo non era accettabile visti gli storici contatti fra i servizi d’Oltralpe e il Medio Oriente sponda araba.
Come riferito al quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth, l’intelligence francese ritenne l’utilizzo di Parigi e dei passaporti francesi da parte degli agenti del Mossad una provocazione inaccettabile.

L’inchiesta di Le Monde ricorda la complessità dei rapporti tra Francia e Israele. Rapporti solidi, certo, ma assolutamente complicati. Parigi mantiene ottime relazioni con i Paesi arabi e del Medio Oriente e con molti Paesi dell’antico impero coloniale. Questo ha indotto nel tempo a un duplice rapporto con i servizi israeliani: complicità, in molti casi, ma anche distanza. Perché le due agende non sono mai state del tutto sovrapponibili e lo dimostra la qualità dei rapporti fra francesi e buona parte del mondo musulmano.

La centralità di Parigi risiede anche in questo, cioè di essere la centrale politica di un mondo che Israele condivide e con cui deve relazionarsi. A Parigi si incontrano i leader libici, si parla dello Yemen fra Arabia Saudita ed Emirati, ci sono importanti contatti degli iraniani e si organizzazione molte conferenze fra Stati africani. E la Francia, storico alleato di Israele, ospita e supporta governi ondivaghi, dal Golfo Persico all’Africa sub-sahariana.
In questo gioco di complicità e sfida, Parigi diventa facile obiettivo del Mossad. E questa strana partita è rappresentata dalle parole di un funzionario dei servizi segreti francesi. inviato a Gerusalemme dopo l’omicidio di al-Mabhouh. All’incontro con l’allora capo del Mossad, Meir Dagan, le parole furono queste: “Resteremo amici, ma ci sarà un prezzo da pagare per quanto avvenuto”.

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