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Partita doppia sul Pacifico

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La strategia della Casa Bianca è molto efficace

Dopo l’annuncio dell’alleanza Aukus nella giornata del 15 settembre il teatro geopolitico dell’Indo-Pacifico potrebbe presto conoscere nuovi sviluppi strategici a seguito dell’imminente riunione del Quad, il gruppo che riunisce Usa, India, Australia e Giappone, che si ritroverà venerdì a Washington nel primo incontro di persona tra i leader dei Paesi membri. Joe Biden riceverà il premier indiano Narendra Modi, il primo ministro nipponico (uscente) Yoshihide Suga e l’omologo australiano Scott Morrison, protagonista dell’affaire geopolitico del momento dopo la scelta di chiudere l’accordo per la fornitura di sottomarini da parte della Francia per passare ad una fornitura statunitense.
Convitato di pietrà sarà, senz’ombra di dubbio, la Cina, obiettivo e oggetto principale delle discussioni politiche che animeranno il gruppo dei Paesi desiderosi di contenere le volontà geostrategiche della Repubblica Popolare. Nell’ottica di Washington, in termini complessivi il Quad dovrebbe dare profondità sul fronte politico, economico, securitario all’alleanza strutturata con Londra e Canberra nel contesto Aukus.

Il Quad è un’importante realtà geopolitica, ma non ancora un’alleanza strutturata. Se da un lato l’Australia è infatti organicamente inserita nel blocco occidentale filo-statunitense, dall’altro Giappone e, soprattutto, India agiscono sulla base di un pensiero strategico più complesso. Tokyo intende evolvere la sua proiezione in materia economica, commerciale e militare e non è più disposta a svolgere un semplice ruolo di “prima linea” di Washington in Estremo Oriente dopo che la certezza del sostegno militare Usa si è fatto nell’ottica nipponica più incerta. Nuova Delhi, invece, gioca da attore autonomo a tutto tondo, evolve una sua proiezione nel contesto dell’Indo-Pacifico, si rafforza militarmente senza perdere lo status formale di non allineato.
Per questo, finezza della diplomazia, il comunicato congiunto nelle sue bozze preparatorie non menziona formalmente la Repubblica Popolare, come sottolinea Nikkei Asia che ha avuto accesso ai documenti. Tuttavia, è palese che negli obiettivi formali il Quad punterà proprio a togliere terreno sotto i piedi di Pechino dopo che la costituzione di Aukus ha rafforzato le prospettive del pivot militare indo-pacifico e in vista del trasferimento di nuove forze navali, aeree e missilistiche statunitensi nel teatro.
In sostanza, la principale questione sul tappeto sarà la ricerca di filiere comuni per evitare una predominanza cinese nelle catene del valore della tecnologia, dei chip, dei semiconduttori. Di fronte al dominio di singole aziende come la Taiwan Semiconductor Manufacturing Company (Tsmc) e la coreana Samsung nel mercato globale dei chip e alle prospettive di un’attrazione crescente da parte della Cina sulle filiere di riferimento i Paesi Quad intendono costruire una filiera comune così da poter al tempo stesso competere ad armi pari e cooperare attivamente con questi attori, evitando il rischio di “esternalizzazioni” di parte della catena di approvvigionamento che provochino tensioni come quelle dell’attuale Chipageddon.

In quest’ottica, Usa e Giappone, che assieme toccano a malapena un terzo della capacità produttiva globale nei chip, intendono fare fronte comune: Washington sta, complici investimenti di gruppi come Intel e Qualcom, sviluppando la sua capacità produttiva nei processori, mentre il Giappone è forte sul fronte dei sensori. L’India e l’Australia possono contribuire apertamente a questa strutturazione avendo settori imprenditoriali, accademici e industriali fortemente tecnologizzati. La spinta che muove soprattutto dal Giappone sulla ricerca dell’innovazione aperta e l’alleanza tra attori pubblici e privati si riassume, nella bozza del documento, nella volontà di creare “standard comuni, aperti, responsabili, elevati” di sicurezza per le nuove tecnologie, in modo tale da fornire un punto di riferimento per la comunità internazionale.
Come sottolinea Il Foglio, questo approccio da un lato può aiutare a portare il Quad a risultati concreti, ma dall’altro può depotenziarlo. Rispetto ad Aukus, che “si basa sul vecchio modello di alleanze militari dei Paesi anglosassoni”, il Quad non avrà certamente “di mezzo sottomarini e Difesa”. E questo può garantire a Washington un accordo su questioni cruciali, come la tecnologia, riducendo però la possibilità di trasformare in alleati anti-cinesi a tutto tondo Paesi come l’India e il Giappone. Unire il tetris del contenimento della Cina è complesso e laborioso, specie considerato il fatto che gli Usa si trovano ad aver a che fare con potenze regionali dalla grande capacità di proiezione internazionale. E che la via maestra per concretizzare l’incontro del Quad è l’assegnazione di un ruolo minoritario rispetto ad Aukus, scontentando così i Paesi asiatici. Un segno della complessità delle odierne relazioni internazionali, dove il concetto stesso di alleanza è più fluido.

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