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Per tutto il resto c’è Mastercard

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L’orgoglio di un popolo in armi non ha prezzo

Seduti dietro la tastiera, tanti camerati occidentali hanno sproloquiato sui camerati ucraìni, bollandoli come servi degli americani, dei banchieri, dei tecnocrati.
Hanno invocato, i commissari politici nostrani, la geopolitica. Divenuta improvvisamente la chiave unica e assoluta di tutto; un po’ come lo era per i marxisti più sprovveduti la teoria del plus-valore.
Abbiamo sentito gente che quando ci sparavano addosso se la cavava senza esporsi perché faceva l’intellettuale, uscirsene con bestemmie del tipo “estrema destra è fenomeno di servizi occidentali”.
Ne sappiamo qualcosa. Personalmente li ho incrociati tre volte i servizi occidentali riuniti: in tre tentativi diversi d”incriminarmi per depistare dai loro amici, che erano tanti e che si trovavano anche all’estrema sinistra, non all’estrema destra.
Questa è la razza di chi sproloquia.
Lì i camerati sono andati a morire. Trenta, se non erro, i caduti di Pravy Sektor e oltre quindici quelli dei più “moderati” di Svoboda.
Ma così è; gente che in vita sua non ha mai fatto a botte né pagato una multa, sputa sentenze professorali su chi combatte e muore.
Visione eroica della vita. Runa del Combattente.

Con Putin?
A parte questi soloni della vita e della morte (altrui) che decidono dei popoli guardando una cartina su google map, ci sono quelli in buona fede che si chiedono: ma non stiamo con Putin?
Sì, da filo-russi, non da russi né da agenti russi.
Siamo con Putin da potenziali alleati e non da schiavi. Certo, è un concetto difficile per qualcuno dei superuomini de no’antri che immagina il futuro politico al servizio dell’Ivanohe di turno che giungerà a combattere l’usurpatore. Ambizione massima: essere lo scudiero di un padrone; essere un arimanno neanche sanno che significa.
Ma per gli altri, per quelli che si pongono domande razionali e che si chiedono se non fosse stato meglio evitare lo scontro, la risposta viene dall’immedesimazione. Provate a immedesimarvi.
Putin, perché non poteva fare altrimenti, si è affidato lì ad una minoranza etnica che ha colto l’occasione del potere per imporsi, per de-nazionalizzare, per russificare.
Che usava la propaganda partigiana, antifascista, antinazionalista e antinazionale. E che abusava. 
E’ come se i pieni poteri fossero stati affidati a D’Alema alla Boldrini e a Rosi Bindi.
Questo è successo.
E a chi dice: ma non era meglio soprassedere e cercare di accordarsi lo stesso, replico:  il giorno dopo la strage di Primavalle o dopo Acca Larentia saresti venuto a dirci che dovevamo accordarci con quelli lì invece di difendere la nostra pelle e il nostro diritto ad esistere e ad affermarci?
Solo un astratto, un pipparolo o un demente può venirci a dire sì.

In concreto
Si ribatterà, molto più sensatamente stavolta, che ora la situazione è compromessa e che è stata spalancata la porta agli avvoltoi. E’ probabile benché fosse inevitabile e, comunque sia, non una parte ma entrambe ne portano la responsabilità.
Ma le cose stanno proprio così?
Certamente a sentire i nostri commissari politici da tastiera, un po’ meno a leggere i media internazionali e in particolare quelli americani, preoccupati dal fatto che non si riesca a controllare una piazza che pretende di affermare le sue ragioni.
Tracciamo un rapidissimo bilancio di quello che hanno conquistato per adesso i camerati ucraìni.
Non solo la liberazione, scontata, di tutti gli arrestati nei moti di piazza, ma il licenziamento di cinquanta giudici della locale “Magistratura Democratica” accusati di corruzione, la grazia e la liberazione di un padre e di un figlio condannati (ergastolo e quindici anni) per aver abbattuto il giudice simbolo della corruzione postcomunista e la concessione, a Svoboda, del Procuratore generale di tutta l’Ucraìna. Intanto la piazza, dominata da  Pravy Sektor, ha costretto la Timochenko al prepensionamento e a rinunciare alla candidatura e ha detto chiaramente che l’Ucraìna non è disponibile a diventare una colonia americana.
E proprio Pravy Sektor è riuscita a respingere al mittente la candidatura a primo ministro del campione degli americani, Klitschko.
Le hanno poi offerto la vicepresidenza del Consiglio Nazionale di Sicurezza. Forse un metodo andreottiano di cooptazione; fatto sta che, al momento in cui scrivo, Pravy Sektor non ha ancora sciolto le riserve.
I Caduti della Rivoluzione sono stati proclamati Eroi della Nazione, come Centuria Celeste.

Pericoli
Malgrado la iattura che si portano appresso i nostri rivoluzionari per procura che sanno solo insultare chi si batte, forse perché è l’unico modo che hanno per nobilitare il loro accanito tifo da poltrona,  gli scenari apocalittici che  auspicano non sono attuali ma permangono sotto forma di  rischio.
Che passa innanzitutto per la divisione e per l’emarginazione.
D’altronde Svoboda guarda fiduciosa all’occidente e Pravy Sektor no.
Definire poi cosa  significhi guardare fiduciosi all’occidente in una zona di frontiera è un altro conto. Come lo sono le proposte di allargamento della Nato, che solo qualche anno fa erano state formulate addirittura da Putin che voleva vi partecipasse la Russia.
Nella realpolitik spesso le categorie sono diverse da quelle della politica tifosa.
E, sempre restando nella realpolitik, l’esito della tragedia ucraina rischia di essere una spartizione concordate, in una sorta di piccola nuova Yalta.
Fatto sta che le incognite sono numerose e che un ruolo non irrilevante l’hanno i camerati ucraìni; o  come ago della bilancia o come agnello sacrificale.

Opportunità
Ovviamente se Svoboda e Pravy Sektor andranno in concorrenza e in conflitto tra loro, se i funzionari di Svoboda saranno smidollati come quelli, per esempio, di An, i Sorosmen porteranno a casa la partita e Pravy Sektor sarà il tacchino che verrà sgozzato sull’altare occidentalista.
Se invece, imparando da Togliatti, i camerati ucraìni costituiranno cellule durature di magistrati, se il legame di sangue tra le formazioni sarà superiore alle sirene del carrierismo, le cose andranno altrimenti. Fossimo in Italia dispererei, ma qui si parla di un popolo ancora in piedi, con gente tornata da ovunque per combattere (inoltre licenziandosi regolarmente dai cantieri!), di gente più seria di quella che siamo soliti incrociare.
Ce la possono fare. E ce la faranno solo se saranno proprio loro i garanti delle nuove relazioni economiche, energetiche e diplomatiche con la Russia. Relazioni che sono una necessità oggettiva.
Chi replicherà che le due parti si odiano e che questa è un’ostativa insuperabile, non ha il senso del reale. Le relazioni internazionali non si realizzano soltanto sulla simpatia tra i partner o sulla comune causa; anzi, si fanno più spesso sulla base di comuni interessi, che sono comuni solo quando ambo i contraenti sono soggetti e uno dei due non è suddito. Si fanno anche e soprattutto tra chi si odia.
Non è affatto impensabile che, in breve, siano proprio i nazionalisti ucraìni a gestire i rapporti con la Russia. Certo, sempre che prima non scoppi la guerra civile.

Dello scrivere
La situazione è in bilico; non necessariamente finirà nel baratro.
E quand’anche vi finisse, ne sarà comunque valsa la pena.
Perché nulla vale quanto un popolo che combatte e afferma la sua dignità versando il proprio sangue. Un popolo che sa quello che noi abbiamo dimenticato, ovvero che non esiste alcun dio che prende le armi al posto di chi anziché combattere prega.
Qualunque cosa accada, anche se fosse quello in cui tanto sperano i nostri, invidiosi, portatori di sfiga, i camerati ucraìni hanno dato un esempio esistenziale, un esempio guerriero.
Hanno scritto una pagina di storia e di epopea facendo loro le parole di Nietzsche: “Scrivi col sangue: scoprirai che il sangue è spirito”.
Noi invece scriviamo su facebook o nei forum.
E ci permettiamo di giudicare chi combatte e muore. Non siamo meglio della Boldrini; no davvero.
Come schiavi invidiosi auguriamo le catene a quelli che hanno avuto la forza di spezzarle.

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