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Perché dicevo Grillo

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Per rivolgerci alle sacche di disagio

 

Grazie Roberto per aver deciso di rispondere a tutti e non solo al sottoscritto, a questo punto dopo aver atteso le vostre risposte, impressioni e analisi su una mia pseudo provocazione, come alcuni l’hanno definita, vorrei cercare di definire meglio dove il mio documento voleva portare la discussione.
Alcuni di noi come Gabriele Adinolfi, Carlo Bonney e Roberto Maggi hanno chiaramente proposto delle alternative incentrate soprattutto su una aggregazione di stile peronista, volta alla ricerca di un percorso condivisibile verso quella parte di società che non si riconosce più in questa corrotta e malsana politica, rifiutando il confronto con chi fa della pregiudiziale antifascista un dogma insormontabile.
Io però mi chiedo dove cercare queste persone per una alleanza di questo tipo? Se non proprio in quelle sacche di disagio che sono andate ad incrementare le percentuali degli avviliti, disillusi, indignati di questo paese, di tutte quelle persone che hanno in qualche modo ceduto al fascino dell’antipolitica, come vogliono dipingerla, ma che in realtà di politica, quella vera, ne hanno tutti i contenuti.
Non credete che spetti a noi presentarci per quello che realmente siamo e non come l’antifascismo militante cerca di dipingerci da sempre? E che oltretutto certe posizioni siano state avallate da una facile demagogia pennivendola e politichese che vorrebbe enumerare e definire come, i “fascisti verdi”, i “fascisti rossi”, i “fascisti ruandesi”, i “fascisti somali”, i “fascisti burundesi”, i “fascisti serbi” e chi più ne ha, più ne metta… Lo stesso dicasi dei cosiddetti “naziskin”, degli “ultras delle curve sud”, degli “holligans neri”, dei “rockers bruni”, degli “xenofobi” o dei “razzisti” di tutte le risme, dei “clerico-fascisti”, dei “demo-fascisti”, dei “post-fascisti”, degli “abiuro-fascisti”, ecc. Tutta questa gente, infatti, se “fascista” la volessimo davvero definire, potrebbe al massimo corrispondere alla classica immagine stereotipata che l’antifascismo militante, negli ultimi sessanta anni, si è sforzato di produrre e di divulgare sul fascismo, per meglio avvilirlo e meglio diffamarlo.
Quindi non dimentichiamoci di assumerci le nostre responsabilità, di riconoscere che tutta questa gente di riffa o di raffa ha gravitato intorno alla nostra orbita e che questo ha sensibilmente contribuito alla pregiudiziale antifascista nella società civile. In questo contesto dobbiamo riconoscere che Casapound Italia ha agito in maniera diametralmente opposta, isolando tutte quelle sacche residue sopra citate e aprendosi alla società civile, mettendo in campo un approccio estremamente diverso fatto di volontariato, solidarietà e dinamismo verso le problematiche della popolazione e della nazione mantenendo e mai rinnegando la propria identità che darà i suoi frutti nei prossimi anni e forse già dalle prossime consultazioni su Comune e Regione.
Il mio documento è questo tipo di discussione che voleva sollecitare, oltre che produrre informazioni sulla reale identità di una crisi voluta a tavolino e che non possiamo far gestire da chi questa crisi ha voluto e programmato.

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