domenica 30 Giugno 2024

Persino nel comunismo c’era più libertà

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Usa: le minoranze paranoiche decidono, licenziano e scomunicano

traduzione di Andrea Virga
Le Università sostengono di essere rifugi per la diversità, ma questo “politically correct” non garantisce libertà di pensiero. La tolleranza è riservata a coloro che aderiscono alla linea “liberal”. Coloro che deviano dalla gamma di opinioni approvata può aspettarsi l’ira di attivisti universitari e la riprovazione di burocrati accademici.
Due esempi recenti di “reato di pensiero” illustrano il basso livello di tolleranza accademica per le opinioni divergenti. L’Università dell’Illinois ha licenziato il professore associato non di ruolo Ken Howell dall’insegnamento e dall’impiego al Centro Cattolico del campus per aver correttamente riportato la dottrina cattolica sull’omosessualità. Mr Howell ha insegnato corsi come “Introduzione al Cattolicesimo” e “Pensiero Cattolico Moderno” alla scuola per nove anni. Durante il semestre primaverile, ha spiegato in una e-mail a uno studente che, secondo la dottrina cattolica, “Un orientamento omosessuale non è moralmente sbagliato poiché nessuna colpa morale può essere attribuita all’inclinazione che una persona ha. Tuttavia, basandosi sulla legge morale naturale, la Chiesa crede che gli atti omosessuali siano contrari alla natura umana e quindi moralmente sbagliati.
Uno studente radicale ipercritico decise che questo era “discorso d’incitamento all’odio” (hate speech) e si lamentò col direttore del dipartimento di studi religiosi Robert McKim, che licenziò Mr. Howell. Apparentemente il professorato non condona alcuna deviazione dal “politically correct” indipendentemente dal contesto o dai fatti. Il messaggio inevitabile agli attivisti universitari è che non hanno bisogno di preoccuparsi di impegnare scambi intellettuali con coloro che sono in disaccordo con loro; possono semplicemente far sì che i loro oppositori siano buttati fuori dal campus.
Gli studenti sono soggetti anche a sanzioni ufficiali per eresia intellettuale. A Jen Keeton, studentessa ventiquattrenne laureata presso l’Università statale di Augusta è stata data la scelta tra frequentare un corso d’addestramento alla “sensibilità omosessuale” oppure essere espulsa. Il reato di Miss Keeton agli occhi della burocrazia è stato dire che l’omosessualità era una scelta di vita, non un “modo d’essere” come la dottrina “politically correct” asserisce. Miss Keeton ha ricevuto istruzioni per seguire un programma “riparativo” che includeva addestramento alla sensibilità, studiare propaganda filo-omosessuale, frequentare una parata del “gay pride” e fare rapporto su di esso. Presumibilmente, il rapporto avrebbe dovuto essere favorevole. In mancanza di ciò, sarebbe stata espulsa dal programma educativo di consulenza per laureati dell’università.
Miss Keeton ha chiarificato che le sue opinioni sull’omosessualità sono radicate nelle proprie convinzioni etiche cristiane, che la scuola considera essere pare dei problemi. “I cristiani vedono questa popolazione come peccatori” ha detto a Miss Keeton l’impiegata dell’università Mary Jane Anderson-Wiley, mentre metteva in chiaro che la studentessa non sarebbe “stata in grado di completare con successo il progetto ripartivo e quindi completare il programma di consulenza ASU a meno che non intendesse considerare appropriate le relazioni omosessuali e saffiche.” L’università sostiene che il codice etico della professione di consulente richiede che i consulenti non impongano il proprio sistema etico alle persone che stanno cercando di aiutare. Gli amministratori della scuola ovviamente non vedono alcuna ironia nel costringere Miss Keeton a piegarsi alle loro opinioni, sostenendo al contempo che per Miss Keeton addirittura avere vedute divergenti – men che meno esprimerle – non sia etico. La studentessa perseguitata sta querelando la scuola per violazione dei suoi diritti alla libertà di parola, alla libertà di religione e all’uguaglianza di protezione.
Miss Keeton è da elogiare per aver lottato per i propri diritti. Troppo a lungo, gli amministratori dell’università agendo senza supervisione e i professori anziani, schermati dalla loro posizione, hanno imposto una coltre d’ortodossia sinistrorsa sui campus universitari che penalizza il pensiero indipendente e vittimizza studenti e personale a contratto che pensano liberamente. Più cause legali come questa serviranno a far notare che questa forma di discriminazione non sarà tollerata. La mente americana è stata in catene fin troppo a lungo, ed è ora che siano spezzate.
Le minoranze paranoiche  decidono, licenziano, scomunicano in Usa. A loro si ispirano ogni giorno di più le lobbies europee, aborto dell’utopia rivoluzionaria progressista.
Che futuro ci attende! Persino nel comunismo c’era più libertà.

 

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