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Polaris aveva ragione

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Con quasi quindici anni d’anticipo: ora lo fanno

Si chiama venetex, è una moneta virtuale, anzi complementare e può dare fiato alle piccole e medie imprese. Oggi infatti offre accesso immediato al circuito di credito commerciale, avviato in Veneto nell’aprile di quattro anni fa per sostenere l’economia reale e le produzioni locali, garantendo zero costi per tre mesi e permettendo all’imprenditore sia di ottenere liquidità senza rivolgersi agli istituti bancari, sia di avere contatti con nuovi clienti e fornitori.
Un’opportunità, nell’attuale crisi da coronavirus, per non smettere di investire e per poter spendere nella rete di associati, in una dinamica circolare. Venetex, il cui valore nominale è pari a un euro, potrà essere utilizzato anche dai dipendenti dei nuovi iscritti che avranno così modo di fare acquisti in negozi di alimentari, supermercati e nei ristoranti che stanno lavorando solo con consegne a domicilio. Accesso facilitato pure a un credito fino a venticinquemila venetex e, se si preferisce in euro, a condizioni favorevoli offerte da Banca Etica. I piani di rientro per le linee di credito aggiuntive vengono congelati per tre mesi.
Dal 2016 ad oggi, le transazioni sulla piattaforma veneta hanno superato i dieci milioni di euro, metà dei quali furono raggiunti già dopo due anni e mezzo dal lancio della moneta complementare, riconosciuta anche dalla Regione Veneta. Gli scambi in venetex, utilizzata da settecentocinquanta tra imprese e studi professionali presenti sul territorio, sono vendite aggiuntive rispetto al fatturato in euro di un’azienda. Rappresentano altre fatture e scontrini, emessi all’interno del circuito per creare una liquidità circolare e digitale. La piattaforma è l’affiliata in Veneto di Sardex, network nato dieci anni fa in Sardegna e che ha generato oltre mezzo miliardo di business aggiuntivo per le diecimila aziende in rete, con oltre seicentomila operazioni in crediti sardex solo nel 2019. Le monete complementari consentono di acquistare beni e servizi in modo accessorio, ma non sostitutivo, alle valute ufficiali e sono strumento aggiuntivo di scambio soprattutto in tempi di crisi finanziaria o di recessione. «Supereremo questo momento di difficoltà ma ora è fondamentale dare un sostegno fattivo a tutte quelle realtà aziendali e associative che hanno bisogno di superare la contingenza riducendo i danni», ha dichiarato Marco De Guzzis, amministratore delegato di Sardex diventato il caso italiano più conosciuto nel mondo, di come si possa stimolare la circolazione locale del potere d’acquisto e aumentare l’effetto moltiplicatore della spesa pubblica sul territorio. I circuiti affiliati in Italia sono dodici, oltre che in Veneto sono presenti in Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Liguria, Marche, Lazio, Molise, Umbria, Abruzzo e Campania, con le rispettive monete che hanno nomi come piemex, marchex, linx, liberex. In tempi di crisi e di problemi di accesso al credito, le monete complementari permettono di continuare a investire e a spendere offrendo un supporto e un sostegno reale agli operatori economici del territorio. Ogni rete regionale è un «sistema economico integrato», per facilitare le relazioni tra imprese e professionisti che si finanziano reciprocamente senza interessi e possono contare su una serie di servizi di promozione, in modo che gli appartenenti al circuito siano incentivati a reperire fornitori e partners tra gli affiliati. Gli scambi in moneta complementare vengono pagati subito, senza ritardi. Ogni vendita trasferisce liquidità, reinvestita in un nuovo acquisto all’interno del network locale, contribuendo a rimettere in moto l’economia del Paese. In questo periodo, inoltre, diverse realtà produttive presenti sulla piattaforma si stanno dedicando alla fabbricazione di mascherine e di altri presidi ospedalieri, fornendo un appoggio concreto e solidale nell’emergenza coronavirus.

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