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Polaris del Reich

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Spedizioni misteriose, come in Tibet

È dal XIX secolo che l’Antartide, il continente ghiacciato, è un’importante arena di confronto tra le grandi potenze. Oggi è una delle tante terre in cui vanno germogliando i semi della Terza guerra mondiale a pezzi, tra militarizzazione sottotraccia e giochi di spie. Ieri ospitò l’altro paragrafo glaciale della Guerra fredda. E l’altroieri, cioè durante la Seconda guerra mondiale, fu un obiettivo della Germania nazista.

Il mito della Nuova Svevia
La storia dell’ossessione antartica della Germania non inizia con Adolf Hitler, ma con Guglielmo II. La weltpolitik imponeva ai tedeschi di piantare ovunque la loro bandiera, dai Caraibi all’Oceania, perciò una prima spedizione antartica, guidata dal comandante Erich von Drygalski, fu organizzata fra il 1901 e il 1903. Poi, cause la Grande guerra e il successivo decennio nero, l’oblìo.
I tedeschi avrebbero dovuto attendere l’arrivo di Hitler per rimettere piede nel continente bianco. Berlino era alla ricerca di postazioni per la caccia alla balena, essendo il suo prezioso olio richiesto dall’industria nazionale, e l’Antartide sembrava il luogo perfetto in cui edificarne una. Anche perché, se fruttuosa, la spedizione avrebbe potuto soddisfare due obiettivi: uno economico, cioè la riduzione delle importazioni di olio di balena dalla Norvegia, e uno militare, ossia il possesso di una testa di ponte utile in caso di guerra.
Nel dicembre 1938, nella più totale segretezza, il veterano della Marina tedesca Alfred Ritscher lasciò il porto di Amburgo alla volta dell’Antartide. Ritscher e l’equipaggio arrivarono nella costa della principessa Marta, parte di una più ampia regione che di lì a poco avrebbe reclamato la Norvegia – la terra della regina Maud –, poco più di un mese dopo.
Ritscher battezzò quella porzione di Antartide la Nuova Svevia, un omaggio alla nave catapulta sulla quale avevano viaggiato – la MS Schwabenland –, stabilendovi una base ed esplorandola da cima a fondo. Bandiere della Germania nazista furono piantate lungo la costa e colonne con in cima la svastica nell’entroterra.
A missione finita, nell’aprile dello stesso anno, Ritscher rincasò con più di diecimila fotografie aeree della Nuova Svevia e regioni adiacenti, equivalenti ad una mappatura territoriale dall’alto di circa 350mila chilometri quadrati di Antartide, e con dei rapporti oceanografici sui mari del polo sud e sull’Atlantico meridionale.
La Norvegia, venuta a conoscenza della spedizione nazista attraverso dei cacciatori di balene che avevano visto la nave catapulta in rotta verso il continente bianco, avrebbe reagito all’affronto estendendo le proprie rivendicazioni dalla costa della principessa Marta all’intera area mappata da Ritscher, chiamandola terra della regina Maud, ponendo fine alle ambizioni glaciali del Terzo Reich. O forse no.

Alla ricerca dei nazisti tra i ghiacci
Agosto 1946, la seconda guerra mondiale è finita da un anno quando un’imponente forza viene spostata dagli Stati Uniti al continente bianco. Una forza composta da 4.700 soldati, 33 aerei e 13 navi. Obiettivo dichiarato del dispiegamento, rispondente al nome di operazione Highjump, è la preparazione delle forze armate all’azione nei climi estremi. Passo necessario e propedeutico all’ingresso degli Stati Uniti in Antartide.
Ma Highjump potrebbe essere stata molto più di un’esercitazione avanzata. Highjump potrebbe aver perseguito, secondo letture controcorrente – e non per forza prive di senso –, anche un fine occulto: la ricerca di presunte installazioni naziste.
Gli Stati Uniti erano a conoscenza della grande trasmigrazione nazista verso le Americhe Latine e, seguendo le indiscrezioni ruotanti attorno la rete Odessa, si era fatta strada la convinzione, mai esplicitata, che da qualche parte tra il cono sud e l’Antartide i superstiti del Terzo Reich si stessero riorganizzando per un futuro colpo di mano.
Prove di attività naziste nel continente bianco non erano presenti. Dopo la spedizione di Ritscher, invero, Berlino avrebbe ufficialmente annullato le successive missioni in programma – almeno due – a causa dello scoppio del conflitto. Versione contestata dai pettegolezzi provenienti dall’Argentina, dove si parlava di basi sotterranee naziste nei pressi della penisola antartica, che il sensazionale approdo degli U-Boat 530 e 977 a Mar del Plata, sul finire della guerra, avrebbe contribuito in maniera determinante a investire di veridicità.
Gli Stati Uniti dovevano sapere se i superstiti del Terzo Reich avessero effettivamente costruito la vociferata Nuova Berlino nel continente bianco. E Highjump, secondo il filone cospirazionistico, avrebbe servito il proposito di scoprirla per distruggerla. Una teoria affascinante, ma che tale resterà fino a quando non emergeranno prove a suo supporto. Se mai emergeranno.

Emanuel Pietrobon

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