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Precari in tutto

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Scenari della nostra agonia

La disoccupazione giovanile morde ma i giovani non si arrendono: e per crearsi un posto di lavoro diventano imprenditori. Nel primo semestre 2013, 4 nuove attività su 10 di commercio e turismo sono state avviate da under 35. Soprattutto, secondo l’Osservatorio Confesercenti, nel commercio, ristorazione, turismo, settori che si confermano in ‘ammortizzatori’ della disoccupazione, giovanile e femminile (in particolare). Però durano poco, dopo 3 anni chiuso il 30% delle imprese del commercio, il 40% nel turismo.
La crisi che ha investito turismo e distribuzione commerciale rischia però di rendere precaria anche l’auto-occupazione, accorciando la vita delle imprese più recenti: a giugno 2013 – avverte l’Osservatorio – ha chiuso i battenti il 32,4% delle attività commerciali avviate nel 2010, mentre nel turismo la quota di chiusure sale al 41,3%. ”Serve un cambio di mentalità – dice Mauro Bussoni, segretario generale della Confesercenti – senza innovazione non si può più fare impresa. Bene la detassazione sulle cessioni di impresa e i voucher previsti dal Dl Fare per l’informatizzazione, è la strada giusta. Ma – dice Bussoni – attenti alle contraddizioni”. E così nel 2013 è ancora ‘profondo rosso’: in 8 mesi sono 32mila chiusure nel commercio e 18mila nel turismo. ”Se continua così a fine anno il saldo sarà negativo per quasi 30mila imprese” dice Confesercenti che complessivamente, nei primi otto mesi dell’anno, calcola nel commercio al dettaglio un saldo negativo di 14.246 imprese, a fronte di 18.208 nuove aperture e 32.454 chiusure. Soffrono anche le attività di alloggio e ristorazione, che perdono per sempre 5.111 attività, con 12.623 nuove imprese e 17.734 cessazioni. La crisi di fatto ha ‘svuotato’ le città di bar, ristoranti e hotel, rileva la Confesercenti. Roma è capitale delle chiusure di bar e ristoranti: spariti per sempre due esercizi al giorno. Mentre a Bolzano rimangono solo 5 macellerie di vicinato. Drammatico poi il tracollo della moda: una cessazione su 4 nel commercio è un negozio di abbigliamento. La distribuzione moda è il settore che soffre di più la crisi del commercio: nei primi otto mesi hanno aperto solo 3.400 nuove attività nel comparto abbigliamento e tessile, a fronte di 8.162 chiusure, per un saldo negativo di 4762 unità. Praticamente, una cessazione su 4 nell’ambito del commercio al dettaglio è da attribuire a questo comparto.
50.000 chiusure in 2013, male moda – La crisi si abbatte su ristorazione e moda. Nei primi 8 mesi del 2013, hanno chiuso i battenti 50.000 imprese, con un saldo negativo di 20.000 esercizi: quasi 4.600 fra bar e ristoranti, mentre una chiusura su quattro nel commercio arriva da un negozio di abbigliamento. E’ quanto emerge dall’osservatorio Confesercenti, che a fine anno teme ora 30.000 chiusure definitive e la perdita di almeno 90.000 posti di lavoro. Si salva il web, in 20 mesi +24,5% di aperture di negozi online.
Coldiretti,68% italiani tagliato spesa bar, ristoranti – Per effetto della crisi il 68 per cento degli italiani ha tagliato i pasti fuori casa nei ristoranti, al bar o in pizzeria, mentre il 60 per cento ha anche ridotto le spese per l’intrattenimento, con conseguenze fortemente negative sulle imprese e l’occupazione dei settori interessati. E’ quanto sottolinea Coldiretti commentando i dati sulla mortalità delle imprese resi noti da Confesercenti. Coldiretti lancia anche l’allarme sul rischio di “alimentare ulteriori effetti recessivi al consumo con l’aumento dell’aliquota Iva che scatta il primo ottobre. Il 68 per cento dei consumatori hanno già tagliato i consumi e il 57 per cento per risparmiare è stato costretto a scegliere a prodotti piu’ economici nel largo consumo”.

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