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Puro bonditismo

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Il fallimentare di Pompei decide la sfascistizzazione ostrogota di Bolzano

Non credevano nemmeno loro che avrebbero avuto così tanto dal governo. Il giorno dopo l’accordo con il ministro Sando Bondi, che dà mano libera sui monumenti fascisti, c’è euforia alla Svp. L’Obmann Richard Theiner ammette: “Abbiamo ottenuto tutto ciò che abbiamo chiesto”. I lavori al monumento alla Vittoria verranno fermati in attesa del progetto di storicizzazione. Il frontone di Mussolini verrà staccato dal palazzo degli uffici finanziari in piazza Tribunale. La lista prosegue con il depotenziamento del monumento all’alpino di Brunico e le tabelle esplicative sugli ossari. Fuori dalla sede di via Brennero però c’è una tempesta politica. Pdl locale allo sbando e indignato verso il governo, con propositi di fuga di massa. Musi lunghi anche nel centrosinistra, che accusa la Svp di avere forzato la mano su un progetto di storicizzazione che meritava maggiore delicatezza.
E allora Theiner rassicura: “Il lavoro inizia ora, verranno coinvolti i Comuni”. Ieri l’accordo è stato presentato in via Brennero con l’assessore Sabina Kasslatter Mur e i deputati Siegfried Brugger e Karl Zeller. Il presidente provinciale Luis Durnwalder assente perché impegnato a Bruxelles. Sabina Kasslatter Mur distingue tra le varie situazioni e dà garanzie sul monumento all’alpino di Brunico: “La soluzione andrà concordata con le istituzioni locali e le associazioni degli alpini”. Theiner e i deputati spiegano così il mancato coinvolgimento di sindaco e Pd, alleato di giunta, nelle trattative: “Non c’è stato il tempo”. Ma Theiner precisa: “Le nostre richieste su questo tema erano note da tempo” E aggiunge: “Il Pd è il primo a conoscere il progetto che abbiamo sui monumenti, perché avevamo presentato le nostre richieste anche al governo Prodi. Non se ne fece nulla, perché ci dissero “non si può”. Il Pdl ha dimostrato più coraggio”.
Il documento di Bondi è indirizzato a Durnwalder. Deciderà tutto la Provincia, anzi la Svp? Theiner smentisce: “L’accordo con Bondi è chiaro sul fatto che si cercherà una intesa con gli enti locali. Verrà quindi coinvolto il sindaco Spagnolli e i sindaci degli altri Comuni interessati”. Theiner insiste sul concetto di svolta: “Ci siamo liberati del ventesimo secolo e di tutto ciò che ci ha divisi. E’ un risultato che andrà a vantaggio di tutti i gruppi”. La rimozione del Mussolini a cavallo è la parte di accordo che provoca più proteste, perché a Bolzano la soluzione preferita era la contestualizzazione con tabelle. Ma Theiner non lascia spiragli: “Verrà staccato e collocato altrove. E’ una battaglia iniziata molti anni fa”. Il progetto è la rimozione di tutto il frontone, non solo della figura di Mussolini. Perché non bastano le tabelle? “E’ un edificio pubblico, ci sono uffici. Tutti devono essere liberi di entrare senza sentirsi a disagio”, risponde Theiner. Che però rivendica: “Il gruppo italiano deve riconoscere che la Svp non ha mai gestito questo tema con una impostazione revanscista. Ci siamo distinti da altri partiti”.
Confermati i retroscena sui protagonisti della trattativa. “Non avevano bisogno delle nostre due astensioni nella votazione sulla sfiducia a Bondi”, ricordano in via Brennero. I colloqui hanno così assunto una veste più larga. Oltre ai ministri Bondi e Tremonti, interessati direttamente (Tremonti è “proprietario” degli uffici finanziari), le discussioni hanno coinvolto il capogruppo Cicchitto e il ministro Frattini. Zeller: “Non ha parlato con noi, ma sappiamo che ha coperto l’operazione”
Bondi resta a cavallo, Mussolini scende
Le notizie del giorno per Il Dolomiten, il quotidiano in lingua tedesca della provincia di Bolzano, sono due: “Bondi resta in carica” titola il quotidiano, proprio sopra un’immagine del bassorilievo del Duce a cavallo che da oltre cinquant’anni si trova sulla facciata dell’Agenzia delle Entrate di Bolzano. E la didascalia che dice: “Mussolini scende da cavallo”. La Sudtirolel Volkspartei, il partito che dal 1945, rappresenta la minoranza di lingua tedesca, infatti, si è astenuta sulla mozione di sfiducia al ministro, ottenendo dal governo di poter decidere il destino di tutti i monumenti risalenti al ventennio fascista in provincia.
E a Bolzano questa non è una questione da poco. Oltre al duce a cavallo da oltre sessant’anni, a dividere tedeschi e italiani in Alto Adige, c’è il Monumento alla Vittoria, un arco fatto erigere da Mussolini per celebrare la sconfitta austriaca del 1918 e sul quale si legge l’iscrizione (in latino) “Da qui educammo gli altri con la lingua con le leggi con le arti”. Una scritta che per gli italiani è solo un reperto storico e per i teschi una provocazione ancora aperta.
In cambio dell’astensione sulla mozione a Bondi dei suoi deputati il partito di lingua tedesca avrebbe ottenuto una co-gestione tra provincia (saldamente in mano Svp) e comune (a guida centrosinistra) per fare diventare il monumento un luogo per un “ricordo congiunto di un passato doloroso”. Un giro di parole che significa disinnescare i simboli fascisti e trasformare il tutto in un museo che ricordi anche il punto di vista dei tedeschi durante il ventennio.
La Svp non è un partito ideologico, ma di pura rappresentanza. Al suo interno convivono correnti di destra e di sinistra, tutti finalizzati a ottenere benefici per la provincia. Un pragmatismo che si riscontra nelle parole del deputato Siegfried Brugger, che al Dolomiten si vanta: “Il nostro compito è fare politica per il Sudtirolo e quindi abbiamo sfruttato la debolezza del governo per fare passi avanti in questo senso”. Sempre al quotidiano tedesco il Landeshauptmann, il governatore della provincia, Luis Durwnwalder, dichiara contento “Ho una bella lettera del ministro Bondi in cui ci viene concesso anche più di quanto avevamo chiesto”.
Frasi che nel gruppo linguistico italiano fanno masticare amaro. Alessandro Urzì, coordinatore provinciale di Futuro e Libertà, si sfoga a Sky.it: “Sandro Bondi non sa nemmeno di cosa si sta parlando. Ha liquidato un dibattito lungo quarant’anni in un pomeriggio soltanto, senza coinvolgere nella discussione nessuna istituzione o forza politica locale.” La difesa di simboli del ventennio potrebbe sembrare una fiammata di spirito nostalico. In realtà il dibattito intorno a quei simboli, in provincia di Bolzano, coinvolge un confronto, storico, culturale e politico, tra i due gruppi linguistici che va avanti dal 1945. E se la Svp ha sempre rappresentato i tedeschi, i partiti di destra hanno cercato di rappresentare gli italiani, in un gioco delle parti in cui difesa dell’identità si è spesso confusa in modo ambiguo con difesa di simboli del ventennio. “Il Pdl ormai non è più in grado di rappresentare gli italiani” – spiega ancora Urzì – “Il 14 dicembre in cambio dell’astensione sulla fiducia la Svp ha ottenuto lo smembramento del parco dello Stelvio. La prossima volta il Pdl su cosa cederà? La toponomastica?”
Non usa giri di parole Giorgio Holzmann, deputato del Pdl e figura storica della destra alto atesina. “Il rapporto con la Svp è stato impostato male fin dall’inizio – spiega a Sky.it il deputato Pdl – Io avevo detto che il Pdl doveva tenere un rapporto organico con la Svp, ma si è preferito seguire la linea della mia collega Michaela Biancofiore, una pazza scatenata”. I rapporti tra ex An (come Holzmann) ed ex Forza Italia (Biancofiore) in provincia di Bolzano sono tesissimi, tant’è che esistono due gruppi consigliari separati. La Biancofiore si è sempre distinta per i suoi attacchi frontali al gruppo tedesco. “Se avessimo impostato un rapporto con il gruppo tedesco quando eravamo forti, non saremmo nella situazione di oggi, con la Svp che va all’incasso ogni volta che abbiamo bisogno di due voti. Io su questa questione dei monumenti non sono mai stato interpellato.”
Più prudente Guido Margheri, figura storica della sinistra di Bolzano e presidente locale di Sinistra Ecologia e Libertà, che osserva “questa decisione della Svp rischia di diventare un grosso pasticcio”. Margheri sottolinea innanzitutto come il Pdl non avesse tanto bisogno di voti per salvare Bondi: “Alla maggioranza i voti della Svp servono in commissione”. Karl Zeller infatti è membro della commissione Affari Costituzionali, mentre Brugger, a capo del gruppo misto, partecipa alle riunioni della conferenza dei capigruppo. “Il dibattito su come modificare i simboli di epoca fascista andava avanti in modo positivo da tanto tempo. La Svp ha solo voluto uno scalpo da mostrare al proprio elettorato. In questo modo però appoggia un ministro che sulla cultura ha fatto danni anche in Alto Adige. Una furbizia che rischia di mostrare presto la corda”.
A essere stati presi in contropiede sono anche i Freiheitlichen, partito di destra tedesco, che sulle battaglie identitarie ha ottenuto più di una vittoria elettorale. Ma ora che la moderata Svp è riuscita a strappare, in pochi gironi concessioni che neanche una figura storica come Silvius Magnago avrebbe ottenuto, il coordinatore Pius Leitner è costretto ad ammettere a denti stretti al Dolomiten: “Anche se ottenuto da un ricatto è una vittoria importante”. In attesa della prossima volta, in cui la maggioranza avrà bisogno dell’astensione della Svp.
 

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