Il significato di certi gesti lo cogli dopo
Vi racconto un aneddoto di trentotto anni fa.
Da pochi mesi si poteva accedere alla Spagna con la sola carta d’identità. Le nostre erano falsificate ma decentemente, quindi si potevano rischiare le frontiere.
Incoscientemente o no, ne passai così oltre cento.
In settembre c’era stato il blitz a Londra con gli arresti, insieme ai militanti del Fuan, di Roberto Fiore e Marcello De Angelis, presi mentre stavano andando a rendere loro visita. Per una leggerezza era stata lasciata una traccia che poteva condurre all’appartamento parigino dove Walter Spedicato e il sottoscritto latitavamo e che fummo costretti a lasciare. Decidemmo allora di cambiare aria per un breve periodo. Dopo il quale saremmo tornati clandestinamente in Italia da operativi, ma questa è un’altra storia.
Sicché, intorno al 20 novembre, risiedevamo in una pensioncina madrilena di calle Fuencarral.
Fummo coinvolti nella manifestazione spontanea e popolare in ricordo di José Antonio e di Franco, entrambi deceduti in quella data, a trentanove anni di distanza l’uno dall’altro.
Ebbe luogo sull’Avenida José Antonio (si chiamava ancora così), presto Gran Via.
La polizia caricava senza riguardi. Ho ancora nella coda degli occhi il manganello di un celerino che si abbatte sul capo di Walter che corre, mancandolo per due volte prima di essere distanziato. Per un “pericoloso terrorista” finire la carriera per una manifestazione non autorizzata sarebbe stato buffo.
Il giorno seguente andammo al Valle de los Caidos che è il sacrario voluto da Franco perché riposino in pace, insieme, i combattenti della guerra civile, in segno di pacificazione. Al centro del santuario riposava fin dall’inizio José Antonio, il fondatore della Falange, fucilato dai rossi il 20 novembre 1936.
Dopo la morte di Franco le due salme vennero affiancate.
Giunti al Valle da perfetti sconosciuti c’imbattemmo in un giovane nerboruto e deciso, il capo del servizio d’ordine della Falange. In mezzo a svariata gente puntò il dito su di noi: “tu e tu: a montare la guardia!”
Non si trattava della guardia a José Antonio, che tutti i falangisti facevano la fila per montarla, ma a Francisco Franco.
Walter era incazzato nero – anzi incazzato azul – perché voleva montarla al rivoluzionario e non al reazionario.
Replicai che l’atto era impersonale ed era una funzione cui adempivamo, non bisognava farsi prendere da convinzioni o sentimenti.
Peraltro, qualsiasi cosa si pensasse del Caudillo (e sinceramente, senza inserirlo tra i miei riferimenti, io ne penso in modo positivo), i simboli trasfigurano la storia e la dominano e quindi era giusto così.
Oggi che il Caudillo è stato esumato e scippato con la violenza dal santuario che aveva ideato, capisco l’importanza che ebbe avergli montato la guardia.
Con Walter.