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Quelli che la globalizzazione è a rischio

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Negli Usa, per esempio

Scommettiamo che, di fronte al caos per il coronavirus, è utile concedersi una tregua, per un sorriso? Ve l’ho scritto altre volte, consentitemi di coinvolgervi ancora!
Marc Faber, settantaquattro anni, è un famoso investitore. È editore della newsletter Gloom boom & doom report e direttore di Marc Faber ltd, che funge da consulente per gli investimenti e gestore di fondi. Ha scritto nel suo bollettino mensile questo commento, con apprezzabile ironia: «Miei cari connazionali americani, il governo federale sta valutando di dare a ciascuno di noi 6.000 dollari. Ma, se noi spendessimo quei soldi al Walmart supermarket, il denaro andrebbe in Cina. Se spendessimo i soldi per la benzina, andrebbe quasi tutto agli arabi. Se acquistassimo un computer, il denaro andrebbe in India. Se acquistassimo frutta, i soldi andrebbero in Messico, Honduras, Guatemala, Italia e Spagna. Se comprassimo una buona auto, i soldi andrebbero a finire in Germania, in Giappone o in Corea. Se comprassimo regalini, andrebbero a Taiwan, e nessun centesimo di questo denaro aiuterebbe l’economia americana. L’unico modo per mantenerlo negli Usa sarebbe spenderlo in prostitute o birra, già che sono gli unici due beni che si producono ancora qui».
Gli è arrivata la risposta di un economista italiano, anche lui di grande ironia: «Carissimo Marc, mi spiace informarla che la fabbrica di birra Usa Budweiser è stata recentemente acquisita dalla multinazionale brasiliana AmBev. Pertanto, vi resterebbero soltanto le prostitute. Ora, se queste decidessero di inviare i loro guadagni ai figli, i soldi arriverebbero direttamente ai parlamentari italiani».

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