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Qui Pied a Terre La Rochelle

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Un pour parler forte. Una delle poche volte in cui discorrere e pensare non ha mai avuto confini dovuti all’avanzare del tempo e agli accadimenti.

Tra una sigaretta e un cognac per poco perdevamo la nostra Lei. L’Europa. Gli ultimi avvenimenti  dalla tripla A forse riusciranno a far comprendere anche agli estenui inseguitori di un impero borioso, l’autentico senso complessivo che rappresenta il Vecchio Continente.
Non è un ossimoro, neppure controcultura o opposizione ma cultura aperta. Viva, talune volte intelligibile, a pieno contatto con la realtà. Un riscontro immediato da un uomo che ha giurato a se stesso di restare fedele alla sua giovinezza mai intercambiabile, mai passata. La nostra giovinezza. Dinamica e degna , tarlo encefalico dell’illusorietà pandemia di chi non vive la propria. Dai ricordi da nemesi a chi non offre al proprio ego la forza di un’azione dirompente, da “pied a terre” Europa. Fievole, in balia di massimi Amleti e massime progettazioni dalle “recettes délicieuses” di un’epoca proporzionalmente inversa all’orifizio unitario, vigoroso europeo, tale tutt’ora da provocare notti insonni ai cultori della moderna assemblea dei “giusti” globali, come a Drieu piaceva – piace –   puntualizzare, decadenti. L’impazzare anteriore della destrutturazione europea, comporta doveri verso chi la gioventù l’afferra, immobile in uno spazio senza fine, di idee deolontogicamente poco eterogenee all’attuale uniformità concettuale, simile ad una trance-stato alpha; contro il sorpasso etico e mentale di chi vive a piena osmosi l’archetipo sano d’Europa , di gente. Nouvelle Revue européenne les gens : pied a terre da cui fuoriescono bagliori talune volte accecanti, vede l’esibirsi affannato di alcune èlitès politiche e culturali tratteggiare le più aberranti figurazioni esangui. Ossessioni interpretative di imperi circoscritti ai propri confini nazionali , sottoposti ad altri imperi multinazionali vincolati congiuntamente dalle celebri ire egemonizzanti. Le prime, potenze euro-occidentali che a noi piedaterristi, piace definirle europee e le seconde d’ordinaria follia, per nulla continentali, vittime d’un empire qui a été. Sentiamo l’incedere di un gingillo appena caduto a terra , per alcuni , gingillo. État civil ? No, un foie gras nostrano. Anatre europee e oche d’allevamento del tutto incapaci di preservare le proprie ampiezze in politica estera, svendendosi le corde vocali per un impero fine a se stesso. Spegniamo ad intervalli la nostra sigaretta in un posacenere terso. Drieu pensa. Tra un ottimo bicchiere di cognac e un’imprecazione solenne all’inettitudine, all’ammanco di un’equiparabile centralità prima congenita , viziata da “aquile marine” senza percorso in cielo. Il cognac della ragione non rende meno lucidi i pensées corsaires che animano “ l’insano ” vivere. Combattere guerre e pagare tasse nel nome di un simulacro poco autonomo non solletica l’incedere di una giornata assolata. Forse a renderla così apprezzabile e luminosa, lunga sessantasette anni di tangibile parzialità è la rilettura etno-culturale, continentale , non racchiusa in confini politici “tradizionalmente” implementati da un mercato esterno, invasivo. Decibel che attentano a timpani occlusi da gravi patologie ostruzionistiche comunitarie. In un Continente post-imperiale e post-dinastico, di rilevante è solo un’ipotetica sub cultura anti-sovranità delle singole nazioni europee, postume membra di una carnalità elettiva, alta. Drieu ora sorride, ha finito il suo drink e nell’attesa prova ad immaginare una delle sue serate ardenti. Lei pare essere uscita dall’unica porta d’ingresso. Lei, l’Europa. Prova a fermarla ma inciampa sul tappeto di un mondo senza confini e con fidi. E’ concorde. L’antagonismo e le rivalità tra membra a parametro zero, accentuano una comoda risoluzione dei conflitti interni europei dovuta a celeri aiuti sovranazionali. Liberi pensieri in un marasma internazionalista liberale, globale, dove è “facile” assorbire l’essenza di un’entità senza tempo, tramite fideiussioni , sperimentando strenuamente nuove alchimie per nulla trascendentali. Ora è chiaro: dopo aver ripulito la fronte da una copiosa sudorazione dovuta all’immaginifico sogno, mi/ci scruta serioso. D’altronde si sa, lo sa e lo sappiamo. In un futuro che molti descrivono roseo e accattivante, da un pied a terre che all’improvviso pare uno squarcio di visibilità asfittica, capace di ricongiungere le vent du nord e la feconda discendenza mediterranea, “l’illuminato” cosmopolitismo liberale offrirà costi e sfavori connaturali. Si fa tardi e Dreu scalpita. Ne è convinto. Deve riprendersi, scuotersi, scegliendo di donare a noi le sue serate all’insegna dell’unica femme fatale in cui abbia mai creduto e amato. Allontanandosi si congeda con il suo piacere solitario, la sua immancabile sigaretta dalla brace arroventata. Ora è lontano, riesco appena a vedere l’alone di fumo che fuoriesce dalla sua bocca. Metto le mani in tasca della giacca e cerco una delle mie da accendermi. Tiro su la mano e la sento fredda, un peso leggero e  metallico si frappone al mio di piacere. E’ un mazzo di chiavi. Le stesse che aprono il pied a terre indipendente poche volte nella vita. Ripongo in tasca il gradito omaggio. Ora siamo noi a sorridere e lui lo sa . Ne avremo cura. 
 

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