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Ripartire dai criteri

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Sabato a Verona l’incontro nazionale di Polaris

Sabato a Verona, in viale del commercio 53, a partire dalle 10,03 e fino a sera, si terrà l’incontro nazionale del Centro Studi Polaris, dopo un’interruzione di qualche anno dovuta alle regole pandemiche.
Il tema è quello dell’ultimo numero dell’omonima rivista: E se domani? S’intende, con ciò, perlustrare le strade percorribili nel nostro divenire apparentemente obbligato, al fine di potervi essere in qualche modo protagonisti.

Un sistema di piccole forze
Chi mi abbia anche saltuariamente seguito in questi anni sa che le iniziative che animo e promuovo sono legate tra di loro ma si dipanano in diverse dimensioni e rispondono ciascuna alle logiche dei campi d’intervento. La quadratura del cerchio dovrà verificarsi nella messa a frutto congiunta di tutte le iniziative poste in campo sui piani intellettuale, militante, propagandistico, economico,  finalizzate alla formazione elitaria e alla struttura lobbistica di popolo, nella logica attualizzata e futuribile di quello che un tempo si sarebbe definito “partito rivoluzionario” e le cui fattezze storiche sono ormai desuete.
Questo sia sul piano nazionale che su quello europeo e nel segno delle sinergie, aperte ma gerarchizzate dalle qualità e dai contenuti.

Think Tank per incidere sulle minoranze
Sul piano del Think Tank si deve prediligere la capacità delle analisi a finalità operativa.
Sfuggire le astrazioni dogmatiche e i posizionamenti per sottrazione o per antipatia, le autoghettizzazioni, i frazionismi e le tentazioni di subcultura.
Va compreso che nel mondo della postdemocrazia e del multilateralismo asimmetrico un ruolo di punta spetterà alle minoranze competenti, organizzate e intelligenti, specie in un periodo che si annuncia consistente in cui la gestione politica continuerà ad essere affidata alla forza d’inerzia che scaturisce dall’accanito, virtuale, passivo, odio incrociato che esprime una società atomizzata, la cui coesione di massa è data dall’ipnosi, dalla rigidità binaria e dall’angoscia. Minoranze ristrette sono e saranno sempre più chiamate a decidere al di sopra degli ipnotizzati tenendo conto delle dinamiche reali, degli interessi e dei rapporti di forza.
O si incide in quelle minoranze, iniziando a crearle direttamente con i più giovani, o si passerà il tempo a insultarsi sui social sul sesso dei lombrichi.

Piantarla di aspettare Godot
Assumere questa mentalità è il fondamento del Think Tank che è poi chiamato a offrire schemi di ragionamento che non abbiano più niente a che fare con le risse degli antagonisti impotenti, che dichiarano morta la propria gente, finito il nostro futuro e acclamano ripetutamente un Settimo Cavalleria o un Baffone che dovrebbero sopraggiungere da fuori per salvarci, come sudditi, non si sa bene se dal gay pride o dall’intraprendenza femminile che imbarazza gli insicuri.

Sovranismo imperiale europeo come criterio di base
Servono criteri precisi per poter agire comunque, quale che sia il nostro peso specifico.
Questi criteri sono indubbiamete valoriali. Non parlo qui di Weltanschauung che dovrebbe porsi a monte del Think Tank e che va affermata in ambiti quali la Gilda dei Lanzichenecchi e la Formazione e che, ovviamente, non sarà mai prerogativa esclusiva di queste espressioni.
Parlo di criteri politici e anche di mitologia politica.
Se accettiamo la dinamica storica e i suoi contrasti, il criterio fondante per plasmare il magma dev’essere quello europeo, in una logica attualizzata di sovranismo imperiale. Puntando su quello si devono interpretare i fatti che si verificano, cercare di orientervi la direzione, prospettare linee di azione, non per un movimento o una setta, ma per la nazione o, perlomeno, per le sue classi dirigenti.

Un disastro concettuale dilagante
Le ultime drammatiche vicissitudini in Ucraìna hanno messo in mostra quanto poco ci sia di criterio politico, di volontà di autocentrarsi e di ambizione per il futuro.
Hanno anche tradito non poca confusione etica ed estetica, con la sottovalutazione o il capovolgimento dei fattori simbolici e delle spinte nazionali.
Ma se questa è una tara rapportabile all’assenza concreta di Weltanschauung, è proprio il come ci si è posti “razionalmente” davanti al conflitto ad aver dimostrato inequivocabilmente l’impreparazione pressoché totale allo svolgere qualsiasi funzione politica.
Quasi nessuno ha analizzato ciò che accade secondo l’ottica dell’interesse europeo, il che poi porterebbe anche a posizioni diverse sull’atteggiamento necessario.
La rottura dell’intesa Parigi-Berlino-Mosca è stata quasi ignorata.
C’è chi ha preso incondizionatamente posizione per i russi per ragioni di tifo che abbiamo già sviscerato e refutato più volte. Non si è più ragionato nel senso della Russia come complemento possibile ed interlocutrice strategica dell’Europa, ma si è deciso di liquidare l’Europa come inesistente e decadente e la si è voluta intendere suddita di Mosca.
Esattamente come gli occidentalisti che vedono in questa cesura il rafforzamento euroatlantico e ne sono felici.
In entrambi i casi, quando la scelta di campo è stata dettata non da altre motivazioni ma dalla scelta del padrone da contrappore all’altro padrone, si sono scelti aprioristicamente un Male e un Bene (ma si tratta soltanto di due mali) e ci si è schierati per sottrazione e per opposizione al servizio di qualcuno.

Conoscere le partite che si stanno giocando
Assumere una capacità politica centrata è tutt’altra questione.
Non si può procedere tramite la demonizzazione schematica di qualche cosa (di solito, alla rinfusa, Ue, Euro, Nato ecc), ma, quand’anche si ritenga di volersene liberare, la struttura che si vorrebbe combattere va individuata nella sua dinamica, anziché fissarla sullo sfondo come una monade paralizzante.
Così, se si vuole indipendentizzare l’Europa, si deve capire come fare nella quotidianità.
E si devono anche conoscere e comprendere le dottrine politico-strategiche che esistono in merito.
Proprio parlando della Nato, ci sono almeno quattro linee in Europa che determinano diversi atteggiamenti di autonomizzazione: la Dottrina-Macron, la Dottrina-Schaüble, la Pesco con le sue evoluzioni e la linea di de Groussouvre (Parigi-Berlino-Mosca).
A queste si contrappongono linee di azione contrarie.
Sareste sorpresi di scoprire quanti sono gli alti ufficiali, gli analisti e perfino i centri d’interesse economico interessati a queste tendenze.

Postazioni da occupare
Ho fatto solo l’esempio più calzante.
C’è molto di più: nella costante unità/scissione del sistema mondiale, nella necessità di coordinare l’Agenda di Davos con il multilateralismo rinnovato, nel conflitto tra New ed Old Economy, nel progredire della tecnologia, e in particolare della robotica, della cibernetica, delle criptovalute, nell’evoluzione dell’armamento rispetto al satellitare, sono tante le strade percorribili e le postazioni occupabili con delle idee-forza precise.
Analizzare e studiare al fine di tracciare linee pratiche è il compito tecnico di un Centro Studi inteso come Think Tank, accentuandovi in particolare il concetto di Tank.
Tutto il resto vi si lega e interagisce.
L’essenziale è sbarazzarsi di tutti i dogmi incapacitanti, sia politici che psicologici, che conducono sempre alla disperazione nelle fortune patrie e alla speranza veterotestamentaria di una manna esotica o, se autoctona, consistente in una rivoluzione elettorale quasi impossibile e che nei rari casi in cui si verifica dimostra la sua assoluta inutilità perché impossibilitata ad agire nei gangli vitali, per mancanza di uomini e di idee.

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