La chiamano “prova scientifica” ma è umana e di parte.
Zornitta, quello che i carabinieri indicavano come il terribile “unabomber”, nella sfortuna è stato fortunato: lui riuscì a dimostrare che un poliziotto aveva alterato la prova a suo carico. E se non ci fosse riuscito? Sarebbe stato condannato sulla base di una “prova scientifica”.
E avrebbero sentenziato che non c’era nessun dubbio sulla sua colpevolezza. E sicuramente quel poliziotto sarebbe stato onorato di medaglia e promosso per aver risolto il difficile caso.
Quando gli inquirenti sono incapaci e non trovano il colpevole cosa si fa? Si cerca di incastrare qualcuno, possibilmente il più debole, o quello che politicamente non piace, tramite la “prova scientifica”.
Si costruisce una “certezza” e si rende impossibile la controprova. Infatti, tornando a Zornitta, il suo avvocato per smontare la “prova scientifica” non dimostrò che la perizia era sbagliata (perchè dopo le manipolazioni sulle famose forbici quella perizia era perfetta) ma dovette ipotizzare il dolo del perito e poi provarlo.
Va da sè che a forza di fictions positive su carabinieri e polizia scientifica quello che è riuscito a Zornita e Sollecito, non è stato possibile in migliaia di altri casi, meno clamorosi.
Ed il caso più vergognoso resta sicuramente quell’accusa di rapina a Ciavardini, nell’imminenza dell’uscita della sentenza sulla strage di Bologna.
Ciavardini fu “incastrato” da una “prova scientifica”, addirittura una impronta digitale, scoperta dagli inquirenti, che lo inchiodava. A sentenza sulla strage di Bologna ormai uscita, non dopo poche traversie, fu riconosciuto innocente!