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Sempre agli ordini d’oltre oceano

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Gli eurocrati vogliono uccidere l’Europa

Negare al presidente bielorusso Alexandr Lukashenko il visto di ingresso nel territorio dell’Unione europeo. Sarà una delle conseguenze delle restrizioni che Bruxelles si accinge a reintrodurre per sanzionare la repressione degli oppositori  seguita alla consultazione i in cui l’uomo forte di Minsk è stato rieletto con l’80% dei consensi. Un diplomatico europeo ha fatto sapere che durante una riunione i rappresentanti permanenti dei 27 “hanno deciso di lanciare la procedura” per ripristinare le restrizioni sul visto per il leader bielorusso e per una serie di esponenti del suo regime.
La Ue aveva già imposto nel 2006 delle sanzioni simili contro Lukashenko e una quarantina di uomini della sua cerchia. Nel 2008 le sanzioni erano state sospese nella speranza d’incoraggiare un’evoluzione democratica nella repubblica ex sovietica.
Nella riunione, secondo il diplomatico, s’è coagulato “un ampio consenso per lanciare un segnale forte alla Bielorussia e reclamare la liberazione immediata di tutte le persone arrestate per motivi politici”.
Il 19 dicembre scorso oltre 600 oppositori di Lukashenko sono stati arrestati per aver inscenato proteste dopo la diffusione dei risultati delle elezioni presidenziali e le manifestazioni erano sfociate in violenti disordini. Tra gli arrestati c’erano anche diversi candidati dell’opposizione 2. Nei giorni successivi il governo di Lukashenko aveva chiuso l’ufficio 3 dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) a Minsk.

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