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Settembre è tempo di migrare

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La fine del tunnel, o il tunnel della fine?

 

Settembre ultimo mese della stagione estiva, ultimo del terzo quarto dell’anno.
Settembre mese di riflessioni, di bilanci e di previsioni per l’anno futuro.
L’Italia ha pagato, insieme a pochissimi altri, un pesante dazio in termini economici e sociali per la crisi che ha e sta imperversando a tutte le latitudini.
La prima domanda da porsi è: siamo veramente alla fine del “tunnel” oppure, almeno per il nostro Paese, la luce è ancora lontana? O più correttamente: cosa, chi ha generato la crisi e perché ancora non sono state adottate riforme strutturali?
Sul cosa e chi vale la pena evidenziare, ancora un volta, le origini del caos: la finanza mondiale, i mercati e gli attori protagonisti (banche e fondi d’investimento) creano le condizioni per il conseguimento di profitti. Le logiche di questi guadagni lasciano sul campo “morti e feriti”; tanto più sono rischiose le azioni propedeutiche, tanto più alti sono i relativi guadagni, di conseguenza tanto più numerosi sono i “morti e feriti”.
Le deregulation (processo per cui i governi eliminano le restrizioni nell’economia, al fine di incoraggiare le operazioni del mercato, che in questa misura sarebbe considerato come un organismo autoregolatore) hanno accondisceso, contrariamente alle intenzioni dei legislatori (buona fede?), alle logiche di cui sopra consentendo pericolose distorsioni a danno di una reale e benefica concorrenza.
La politica – quella vera – ben lungi da adottare misure correttive ordinarie/straordinarie, ha attuato il metodo della pressione fiscale. Consci della vocazione al risparmio (mobiliare ed immobiliare) della “famiglia media italiana”, persevera nella vessazione della piccola e media impresa e dei singoli cittadini.

 

 

I numeri sono impietosi nella loro “freddezza” e rilevano (semmai qualcuno avesse l’intelligenza di tradurli in azioni concrete!) l’inefficacia delle misure fino oggi legiferate; tutti gli indicatori economici (fonte Banca d’Italia: http://www.bancaditalia.it/statistiche/altre_pub/econ_it/2013/74_13/iteconom_74_ita.pdf) rimarcano, per l’ennesimo semestre consecutivo, segni negativi: PIL, investimenti fissi lordi, spesa per consumi delle famiglie residenti, esportazioni ed importazioni di beni e servizi, ecc.; foriero della mediocrità di questa classe politica/amministrativa, l’aumento dell’indebitamento netto, l’avanzo primario e debito delle PA; in diminuzione la produzione industriale e la tendenza agli ordini, per non menzionare il clima di fiducia dei consumatori; paradossalmente (aggiungo fortunatamente), l’emissione di nuovi titoli di Stato continua ad essere sostenuta ed accettata dagli investitori a tassi pre-crisi.
Nonostante tutto, siamo “gassati” quotidianamente dagli onanismi mentali dei media che ci aggiornano in merito alle lacrime della fidanzata del Berlusca, sulle natiche al vento della Minetti, ecc..
Perché la soluzione ai problemi dell’Italia è la concessione dello ius soli o l’adozione di figli da parte delle coppie non etero-sessuali (sono stato bravo, non li ho appellati gay o lesbiche); perché tutto questo, in un Paese normale, sarebbe solo e unicamente gossip o dialettica politica mentre qui, in Italia, assumono i contorni delle crociate del politically correct.
Fischiare un giocatore avversario, è politicamente scorretto solo se è diversamente pigmentato da tutti i colori tranne che il nero, non perché è uno stronzo indisponente che ancora deve dare prova del suo “valore”, dentro e fuori del campo di gioco.

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