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da Cassazione

Non c’è reato nel comportamento del calciatore dilettante Eugenio Maria Luppi, che il 12 novembre 2017 esultò facendo un saluto romano e mostrando una maglietta della Repubblica Sociale davanti alla gradinata del campo di Marzabotto, località bolognese tragicamente famosa perché teatro di una delle più gravi stragi nazifasciste in Italia (avvenuta fra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944: quasi 800 vittime, soprattutto donne e bambini).
Per la Procura di Bologna, che ha chiesto l’archiviazione poi disposta dal Gip, come apprende l’Ansa, “nessun pericolo all’ordinamento democratico può essersi riscontrato”. Luppi era indagato per apologia di fascismo. La giustizia sportiva aveva invece squalificato il calciatore per 8 mesi.
Il fatto avvenne durante la partita del Futa65 a Marzabotto. Il giocatore si è sempre difeso parlando di “un saluto a mio papà” e giudicando “normalissima” la maglietta indossata. L’episodio però fu stigmatizzato dalla sua stessa squadra, che pochi giorni dopo decise di andare al Sacrario che ricorda le vittime dell’orrore nazifascista (ma Luppi non partecipò). Il giocatore a poche settimane dal fatto trovò una nuova squadra, il Borgo Panigale, in Promozione. Contro il suo debutto in campo con la nuova formazione – di fatto, una promozione – manifestò anche l’Anpi con un presidio.
·IL SINDACO: PERICOLO CULTURALE
“Forse non c’è stato un pericolo fisico, ma c’è un pericolo culturale: che si diffonda questa cultura che ha portato l’Italia e non solo al disastro. Spero che questo non avvenga”, commenta Romano Franchi, sindaco di Marzabotto. La Procura non ha ravvisato nel comportamento di Luppi un pericolo per l’ordine democratico. Ma “le cose non stanno così. Mi auguro – dice Franchi – che perlomeno abbia ripensato al gesto e mi chiedo come possiamo fare per educare a certi valori e alla memoria civile i giovani se non diamo segnali di un certo tipo”.

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