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Stavolta viva covid!

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Il 75° anniversario ve lo siete messo al posto giusto!

Laddove di norma sfilano carri armati e cannoni, davanti al palco presidenziale e alla crema dell’élite russa, solo silenzio, qualche reporter impegnato a custodire il suo metro cubo di nulla, e ai margini un ciclo-fattorino impegnato in una consegna (lui sì vero soldato impegnato al fronte della guerra contro il Covid). È la Piazza Rossa ai tempi del coronavirus, per la prima volta dal 1945 orfana della sua parata militare, proprio nell’anno del 75esimo anniversario della vittoria contro il nazifascismo. Vladimir Putin aveva organizzato le cose in grande per commemorare l’evento, con inviti diramati ai capi di Stato e di Governo in grande anticipo. Qui, a ricordare le 23 milioni di vittime patite dall’Unione Sovietica per sconfiggere Adolf Hitler e guadagnarsi così un posto al tavolo dei potenti, ci sarebbero dovuti essere (tra gli ospiti confermati) Xi Jinping, Emmanuel Macron, Angela Merkel e il presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Persino Donald Trump è stato fino all’ultimo in forse. Poi il coronavirus ha spazzato via tutto e Putin ha dovuto capitolare. Lo zar ha deposto solitario i fiori sulla tomba del milite ignoto davanti alle mura del Cremlino, in una cornice uggiosa di pioggia, grigia e plumbea. La giornata dell’orgoglio si è trasformata così in un esercizio di umiltà: se nelle guerre tra uomini c’è chi vince e chi perde, contro i virus si vince o si perde tutti insieme. Putin, nel suo discorso alla nazione, il Covid non lo ha nemmeno menzionato ma l’allusione era più che chiara. “I nostri veterani hanno combattuto per la vita, contro la morte, e noi saremo sempre all’altezza della loro unità e della loro caparbietà”, ha detto il presidente russo. “Sappiamo e crediamo fermamente di essere invincibili quando siamo uniti”. Intanto il bollettino odierno snocciola l’ennesima valanga di contagi: quasi 11mila nelle ultime 24 ore per un totale di 198.676 casi, il che posiziona la Russia dietro solo a Stati Uniti, Spagna, Italia e Gran Bretagna nei numeri generali (ma non se rapportati alla popolazione, va detto). Mosca, dal canto suo, sostiene che l’aumento è dovuto in parte all’enorme campagna di test, con più di 5,2 milioni di tamponi effettuati finora. La capitale russa resta in lockdown fino al 31 di maggio e oggi, per le sue strade (non proprio deserte), oltre ai taxi e agli autobus si sono visti sfilare un bel po’ di SUV che sfoggiavano orgogliosamente dal finestrino – tipo carosello post derby – la bandiera della Vittoria nella sua versione originale del 1945, con falce e martello e tutto il resto. Magra rivincita contro il nemico invisibile. Per le strade, qualche fuorilegge della quarantena, munito di mascherina e macchina fotografica (e un improbabile sacchetto della spesa mezzo vuoto). Ma la maggioranza rientrava nella ‘fauna’ dell’era Covid: poliziotti, operatori sanitari, giornalisti. Tutti, almeno nei pressi del Cremlino, con il naso all’insù per pochi minuti: giusto il tempo di ammirare i gioielli dell’aviazione russa sfrecciare sopra le guglie a cipolla di San Basilio. Alla gloria nei cieli, Putin non ha voluto rinunciare.

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