Home Conflitti Storia di un bambino cattivo

Storia di un bambino cattivo

0


Yahia momentaneamente sottratto al genocidio degli straccioni che infastidiscono i Giusti

Yahia stringe forte il suo latte venuto dall’Italia. Ha quattro mesi, e la sua vita non è iniziata nel migliore dei modi. Vive in una modesta casa a Izbet Beit Hanoun, al nord della città di Gaza, vicino al confine di Eretz, zona sovrappopolata e bombardata più volte durante l’ultimo conflitto con Israele. I suoi genitori hanno presto scoperto la sua malattia: Yahia è affetto da un’anomalia che non gli permette d’assorbire né il latte materno né un semplice latte in polvere. Per vivere ha bisogno del Galactomin 19, che costa ben 80 euro a lattina. Impossibile trovarlo sul mercato nero della Striscia. Non riesce a procurarselo, attraverso canali ufficiali, nemmeno il ministero della Salute di Gaza.
SENZA LAVORO – Il padre, Ahmed Salam Abu Shabab, ha 28 anni ed è disoccupato come il 40 per cento degli abitanti di Gaza. La madre si occupa a tempo pieno del piccolo Yahia, primo figlio arrivato dopo una lunga attesa. Nelle loro condizioni, è impossibile comprare anche solo una lattina di Galactomin 19. E così ad Ahmed Salam è rimasto che fare un appello alle agenzie di stampa: “Aiutateci a salvare nostro figlio”.
L’INTERVENTO DELLA CRI – A rispondere a questa richiesta di aiuto è stata per prima la Croce Rossa Italiana. Il giornale con l’appello di Ahmed Salam è capitato nelle mani del commissario straordinario della Cri, Francesco Rocca, che rientrato a Roma ha subito predisposto l’acquisto di 30 lattine di Galatomin 19, la scorta necessaria per circa due mesi. In Italia il prodotto costa circa la metà (40 euro), ma le operazioni di spedizione sono state lunghe e difficili. “Ci sono voluti quasi due mesi per consegnare il latte alla famiglia – racconta al telefono Gian Marco Onorato , capodelegazione della Cri in Israele e Palestina – perché occorrono permessi su permessi. Abbiamo dovuto coordinare l’intervento con il Comitato Internazionale di Croce Rossa e della Mezzaluna Rossa Palestinese”. Quando gli operatori della Mezzaluna Rissa sono arrivati a casa Abu Shabab, hanno ricevuto il caloroso abbraccio della famiglia.
CORSA CONTRO IL TEMPO – La mamma, con il fazzoletto viola sui capelli, ha fatto fatica a tenere fermo il piccolo Yahia. Il padre, emozionato e composto, ha ringraziato più volte per il dono. Un regalo così grande che Ahmed Salam ha voluto condividere con altre tre famiglie nella sua stessa situazione che avevano chiesto aiuto al Ministero della Salute di Gaza. Un aiuto che, per ora, non è mai arrivato. “Il latte che abbiamo portato – spiega ancora Onorato – servirà a sfamare quattro bambini. Ma le scorte finiranno a breve e quindi già dalla prossima settimana ci metteremo di nuovo al lavoro per Yahia e gli altri”. Forse la strada più semplice è quella di comprare il Galatomin 19 direttamente in Israele e aprire un canale per la fornitura ufficiale. I neonati hanno bisogno di questo prodotto almeno fino al primo anno di vita. “Ma è davvero difficile stabilire un contatto – aggiunge Onorato – visto che i Paesi europei non riconoscono il governo di Gaza. Per portare il latte, quindi, dovremo chiedere l’intervento dell’Autorità palestinese di Ramallah e i tempi si allungano. Giorni e mesi che Yahia e gli altri tre bambini non possono perdere”.

Nessun commento

Exit mobile version