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Stragisti, vittime e quaquaraquà

Una tesi ufficiale che non troverebbe credito in una scuola materna

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E sono quarantaquattro gli anni dalla strage di Bologna, ma sono soprattutto quarantaquattro anni di figure imbarazzanti da parte di tutte le istituzioni che ripetono a disco rotto non solo una menzogna (ci può stare per “ragion di Stato”) ma una buffonata che non starebbe in piedi neppure alla scuola materna.

La “ragion di Stato” della Repubblica del Compromesso Storico di allora, ereditata in seguito, narra di una strage neofascista commessa inizialmente da due, poi tre, infine quattro giovani, tra cui un minorenne, per “destabilizzare” la democrazia.

A parte il fatto che le stragi rendono sempre più coeso il potere, ma qui si può concedere l’ipotesi dell’ingenuità politica degli stragisti, non si capisce in che modo costoro intendessero sfruttare il macello di cui sono stati accusati, e condannati malgrado gli elementi probanti a loro favore espressi dalla difesa.

A questo punto interviene la grande idea: è stato Gelli che, nella sua strategia pidduista, ha pianificato e finanziato la strage!

Capisco che molti posseggono a stento un neurone, eppure sarebbe sufficiente perfino quello per porsi alcune domande che, definire retoriche, sarebbe riduttivo.

Perché questi uomini di potere avrebbero commissionato una strage a dei ragazzi che non risulta abbiano mai usato l’esplosivo in vita loro?

Parliamo di Gelli e della P2 che avevano contatti strettissimi con le dittature militari sudamericane e con le tirannie comuniste, dalla vigilia del rapimento Moro avevano in mano per intero i vertici dei nostri servizi segreti, avevano connessioni con tutte le mafie e le bande criminali, avevano partecipato al golpe interno della mafia siciliana spingendo i corleonesi al posto dei palermitani.

Con tutti questi professionisti del crimine e delle stragi a disposizione, perché mai avrebbero scelto dei giovanissimi dilettanti per portare a termine un’azione del genere?

Che interesse avrebbero poi avuto questi sinistri figuri a far commettere una strage che, stabilizzando il potere nel suo insieme, poteva però mettere in discussione la gestione dei servizi (cosa che infatti avvenne), servizi che loro avevano già saldamente in mano da due anni e mezzo?

Per quale motivo entrambi i servizi (civile e militare) gestiti dalla P2, fin dal minuto successivo alla strage si sarebbero messi a lanciare accuse esclusivamente in direzione dell’ambiente al quale avrebbero commissionato la strage, e si sarebbero attivamente impegnati a insabbiare o a far sparire gli elementi che andavano in altre direzioni?

Gelli e la P2 erano, secondo chi ha un neurone che non sa far funzionare, così imbecilli?

La buffonata-menzogna ufficiale pretende di sì e che gli esecutori siano dei neofascisti allora giovanissimi. E non ha dubbi!

Eppure per condannare questi ragazzi si sono addotte testimonianze imprecise – e smentite categoricamente da altri testimoni – e, ciliegina sulla torta, la pretesa grottesca che, per non farsi notare, a Bologna, in agosto, si sarebbero travestiti da tirolesi!….

In compenso si è insabbiato molto, e quello che emergeva è stato messo sì agli atti, ma considerato poco importante, in grado di produrre solo “un grumo di sospetto” (letterale).

Fronte agli elementi che ho elencato e su cui sono state emesse le condanne ai neofascisti, tutto quanto è emerso sul posto e documentato è stato ignorato bellamente.

Dalla presenza di brigatisti del Superclan, di agenti di servizi segreti israeliani, francesi, italiani, di terroristi operativi della Stasi della Germania dell’Est, al rinvenimento sul luogo, con restituzione immediata al titolare, del passaporto di un fiancheggiatore dell’ultrasinistra sarda, per continuare con la sostituzione del cadavere di una vittima fatto sparire per seppellire al suo posto quello di una persona sconosciuta, continuando ancor oggi a negare che ci fosse. Per poi passare alla scomparsa di una testa decapitata che si trovava sul binario adiacente all’esplosione. Nonché il tentativo di nascondere l’identità di un estremista di sinistra romano, morto accanto all’esplosione ma con il cadavere rimasto intatto per lo spostamento d’aria nella direzione opposta, che aveva in tasca biglietti della metro di Parigi. Bologna non trovandosi nella direttrice da Parigi a Roma, per giustificare la trasferta del ragazzo venne addirittura scritto un suo diario di viaggio!

Sono state ignorate anche diverse informative dei servizi segreti, sia sulla progettazione di un attentato (di cui erano al corrente in anticipo anche altri servizi, tra i quali certamente il francese) che sulla dinamica che lascia dedurre che i trasportatori dell’esplosivo siano stati sacrificati nel momento dello scambio valigie e che l’obiettivo reale non fosse Bologna (dove i diversi gruppi operativi s’incontrarono per lo scambio di consegne) ma altrove, presumibilmente in Puglia.

Si è attentamente evitato di collegare Bologna agli scontri internazionali in atto che, nello specifico, vedevano la Francia e l’Italia sostenere il nucleare iracheno ed essere bersaglio degli israeliani.

Così come si è voluto slegare la strage di Bologna dall’abbattimento su Ustica del DC9 dell’Itavia il 27 giugno, benché, per cancellare ogni elemento probante di cosa fosse accaduto quel giorno, si fosse impegnata la Nato ai massimi livelli e che, tra testimoni, periti e vittime collaterali, in seguito sarebbero state uccise quasi lo stesso numero di persone di quelle scomparse a Bologna.

Anche quando si è evocata la pista palestinese ci si è ben guardati dall’approfondire. L’arresto di tre autonomi a Ortona che portavano missili per l’Fplp palestinese e il successivo arresto del dirigente del gruppo, Saleh, è stata considerata la ragione per la quale ci sarebbe stata una rappresaglia.

Pura miopia, essendo comunque Saleh un informatore dei nostri servizi ed essendo di origine ebraica almeno la metà dei presunti coinvolti in questa pista.

Il che non vuol dire per sillogismo automatico che fossero mossi da Israele, anche se è sempre stato un metodo di Tel Aviv che creò letteralmente delle fazioni estremistiche palestinesi dalla sua Ambasciata di Parigi e che in seguito avrebbe favorito la nascita e la lunga sopravvivenza di Hamas. Vuol dire che la causa di quella Orchestra Rossa era internazionalista.

E nell’intreccio internazionalista si può e si deve andare a cercare.

Ma al di là della lettura di quella strage (esecuzione dai trasportatori o errore tecnico), delle motivazioni che avevano per il loro attentato – che comunque non doveva avere luogo a Bologna – e di come vogliamo denominare la strage, quello che è certo è che da quarantaquattro anni le istituzioni italiane si stanno comportando da quaquaraquà e si sciacquano la coscienza accusando chi non ha santi in paradiso.
Chiedo scusa: chi non ha protettori in inferno.

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