Home Glob Strangers in the right

Strangers in the right

0


Una trovata elettorale e buonista su di un diritto già esistente

La richiesta dell’estensione del diritto di voto agli stranieri residenti in Italia è un argomento che ogni tanto viene alla ribalta, sfoderato da politici (l’ultimo è stato lo stesso Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno), associazioni e sindacati che pensano in questo modo di garantirsi una nuova fetta di elettorato. Dal punto di vista pratico molti stranieri residenti in Italia godono già di tale diritto: si tratta dei cittadini dell’Unione Europea  regolarmente residenti in Italia da 4 anni; dei coniugi stranieri di cittadini italiani una volta ottenuta la cittadinanza (che la si può richiedere dopo due o tre anni di matrimonio); dei figli o nipoti in linea retta di cittadini italiani per nascita residenti legalmente in Italia da almeno 3 anni; degli apolidi o rifugiati che risiedono in Italia da 5 anni ed hanno ottenuto la cittadinanza; di qualunque straniero che, risiedendo in Italia da 10 anni, abbia ottenuto la cittadinanza.
Insomma, il diritto di voto agli stranieri in Italia esiste già. È strettamente connesso alla cittadinanza, e giustamente non può essere da questa scorporato. Il diritto di voto e dunque la partecipazione attiva e passiva alla vita politica del paese, non è gelosamente riservata agli Italiani di sangue, ma è garantita democraticamente a tutti i cittadini italiani, dunque a tutti coloro che, stando a quanto previsto dalla nostre leggi, ottengono la cittadinanza.
A questo punto non vedo perché si debbano creare strane forzature di lettura come quella ad opera di dozzinali giuristi secono i quali si debba fare una separazione tra cittadinanza e residenza nel caso di elezioni politiche o amministrative. Chi la pensa in quel modo ritiene che per partecipare passivamente o attivamente alle elezioni locali (le amministrative) sia  sufficiente esser residenti. Fortunatamente alla data di oggi [ gennaio del 2012] tale concetto  è stato considerato in disaccordo con quanto previsto dalla Costituzione  appunto perché la nostra carta magna prevede che il diritto di voto sia garantito ai cittadini italiani residenti per quanto riguarda le amministrative ed ai cittadini italiani (anche residenti all’estero) per quanto riguarda le politiche. In entrambi i casi esser cittadini italiani è comunque una prerogativa. Perché pensarla diversamente quanto la prassi per acquisire la cittadinanza italiana da parte di uno straniero non é poi così complicata?
Voler intraprendere la forzatura di considerare la sola residenza potrebbe dar origine a situazioni abbastanza complicate ed innaturali se non addirittura pericolose; provate ad immaginare la seguente situazione: 500 braccianti canadesi residenti da pochi mesi in un piccolo comune calabrese di 3000 abitanti potrebbero determinare le sorti della  politica locale. Questa sì che sarebbe una forzatura, ma se quei 500 braccianti dopo un decennio di vita in Italia e di conseguenza di integrazione culturale e sociale con il paese che li ospita sarebbero indubbiamente in grado di partecipare alla vita politica, in quel caso non vedrei problema alcuno. Non solo i noti braccianti agricoli canadesi in Calabria, ma provate a pensare ai numerosi cittadini svizzeri che hanno invaso i marciapiedi di Brescia vendendo accendini, sono così tanti che potrebbero esprimere cinque consiglieri comunali. Ed i cittadini giapponesi? Quelli che per la prossimità della Puglia con l’oriente hanno invaso le coste del Salento? Sono così tanti che un domani la Puglia potrebbe avere un Presidente del Consiglio Regionale di cittadinanza giapponese eletto senza aver la cittadinanza italiana. Queste situazioni non sarebbero assurde? Le reputo assurde non per aver particolari avversità verso i canadesi, gli svizzero o i giapponesi in quanto tali, ma per il fatto che esistendo leggi che garantiscono a tali stranieri di ottenere la nostra cittadinanza non vedo perché si dovrebbero bruciare le tappe. L’integrità tradizionale della società italiana va difesa contro quelle forze che, volendola minare, puntano alla sua destabilizzazione al fine di garantirne un più facile controllo. Purtruppo quelle forze avverse sono presenti non solo in seno alla nostra vita politica nazionale e locale ad opera di politici a corto di voti ed alla ricerca di un nuovo, ampio e colorato elettorato, ma anche nel  Parlamento Europeo, dato confermato dalle Risoluzioni dello stesso del 19 giugno 2003 e del 15 gennaio 2004, Risoluzioni con le quali si sollecitano gli Stati membri ad estendere al più presto possibile il diritto di voto in ambito locale agli stranieri non comunitari residenti.
Il problema è quindi falso ma serve per spalancare la porta allo Ius Soli e per definire così il tramonto delle nazioni anche come concetto.

Nessun commento

Exit mobile version